Eulogio era un prete e un grande asceta, discepolo del beato arcivescovo Giovanni. Digiunava a giorni alterni, al termine spesso estendeva il digiuno a tutta la settimana, mangiando soltanto pane e sale. Ed era molto lodato dagli uomini. Si recò un giorno dal padre Giuseppe a Panefisi aspettandosi di vedere da lui pratiche ascetiche ancor più dure. L’anziano, ricevutolo con gioia, gli fece porgere tutto quanto aveva. Ma i discepoli di Eulogio dissero: «Egli non mangia altro che pane e sale». Il padre Giuseppe mangiò in silenzio. Trascorsero tre giorni senza che li udissero salmodiare o pregare. La loro vita infatti era nascosta. Se ne andarono per nulla edificati. Ma il Signore dispose che perdessero la strada a causa della nebbia e ritornassero dall’anziano. Prima di bussare, udirono che stavano salmodiando. Dopo una lunga attesa, bussarono. Interruppero la salmodia per riceverli con gioia; dato che era molto caldo, i discepoli di Eulogio versarono acqua in un boccale e gliela porsero: era acqua di mare mista ad acqua di fiume, imbevibile. Egli, ritornato in sé, cadde ai piedi dell’anziano, e, per apprendere il suo modo di vivere, gli chiese: «Padre, che significa questo? Prima non salmodiavate, ma adesso sì, dopo che noi siamo usciti; e ora, prendendo il boccale, ho trovato l’acqua salata». Gli dice il vecchio: «Il fratello è sciocco e vi ha mescolato per sbaglio l’acqua di mare». Ma Eulogio insisteva a pregare l’anziano, per sapere la verità. «Questa piccola coppa è per il vino ed è riservata al banchetto fraterno - dice l’anziano -, l’altra invece è l’acqua che bevono solitamente i fratelli». E gli insegnò a discernere i pensieri e troncò tutte quelle sue considerazioni umane. Così il padre Eulogio divenne prudente, e in seguito mangiò ciò che gli veniva posto innanzi e imparò anche lui a operare nel segreto. E disse all’anziano: «Davvero le vostre opere sono nella verità»(*) (169c-172a; PJ Vili, 4). Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999. (*) La versione latina sostituisce la parola «verità» con «carità». D’altronde, come dice san Paolo, «la carità ... non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità».

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