Il padre Evagrio ha detto: «Quando sei nella tua cella, raccogli il tuo pensiero; ricordati del giorno della morte, considera la morte del corpo, pensa al tuo destino, accetta la fatica, disprezza la vanità del mondo, per poter perseverare nel proponimento di perseguire l’unione con Dio, e non affievolirti. Ricordati anche di chi ora è all’Inferno, pensa alla situazione di quelle anime, quale terribile silenzio, che amarissimo gemere, quale timore e lotta, e quale prospettiva: dolore senza fine, l’incessante lacrimare dell’anima. Ma ricordati anche del giorno della risurrezione e di quando comparirai innanzi a Dio; immaginati quel terribile e tremendo tribunale; medita ciò che è riservato ai peccatori: la vergogna di fronte a Dio, agli angeli, agli arcangeli e a tutti gli uomini: castighi, fuoco eterno, il verme che non muore mai, l’abisso, le tenebre, lo stridore di denti, i terrori e le torture. Pensa però anche ai beni che sono riservati ai giusti: la familiarità con Dio Padre e con il suo Cristo, con gli angeli, gli arcangeli e tutte le schiere dei santi; pensa al regno dei cieli e ai suoi doni e alla gioia che vi si godrà. Di ambedue le cose serba in te la memoria. Per il giudizio dei peccatori piangi, addolorati, temendo che accada anche a te. Rallegrati e gioisci per i beni riservati ai giusti e cerca di conseguirne il godimento e di scampare a quelle pene. Guarda di non dimenticarti di tutto ciò, sia quando sei nella tua cella che quando sei fuori, per sfuggire i pensieri turpi e nocivi» (173abc; P] III, 3).

• Disse anche: «Tronca molte relazioni, perché il tuo spirito non sia distratto e per non turbare l’unione con Dio» (cf. Dula 2) (173d).

• Disse anche: «È grande cosa pregare senza distrarsi, più grande ancora salmodiare senza distrarsi» (PJ XI, 9).

• Disse anche: «Ricorda incessantemente quando uscirai da questa vita e non dimenticare il giudizio eterno; così non ci sarà colpa nella tua anima» (PJ XI, 10).

• Disse ancora: «Togli le tentazioni e nessuno si salva» (cf. Antonio 5) (176a).

• Raccontò ancora che un padre aveva detto: «Una regola di vita molto arida e regolare, unita alla carità, conduce molto rapidamente il monaco al porto dell’impassibilità» (PJ I, 4).

• Si riunirono una volta i monaci alle Celle per trattare una questione. Dopo che il padre Evagrio ebbe parlato, il presbitero disse: «Sappiamo, padre, che se tu fossi rimasto nella tua patria, con ogni probabilità saresti divenuto vescovo e capo di molti fedeli; ma qui ora sei come uno straniero». Egli non si turbò, ma, con compunzione, scosse la testa e rispose: «È vero, padre, però io ho già parlato una volta e per la seconda non ho niente da aggiungere» (PJ XVI, 2).

• Disse ancora: «Inizio della salvezza è condannare se stessi» (S 1; PJ XV, 15). 

Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999.

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