• Il discepolo del padre Teodoro raccontò: «Un giorno venne un venditore di cipolle e me ne riempì un vaso. L’anziano mi disse: - Riempi per lui un vaso di grano e daglielo. Vi erano due mucchi di grano, uno pulito e uno no. Cominciai a versare di quest’ultimo, e l’anziano mi guardò con attenzione e tristezza. Per il timore caddi, ruppi il vaso e mi gettai ai suoi piedi. Ma l’anziano disse: - Alzati, non è colpa tua, io ho peccato, perché te l’ho detto. Quindi si mise a riempire il suo grembo di grano pulito e glielo diede insieme alle cipolle» (192cd).

• Un giorno il padre Teodoro andò ad attingere acqua con un fratello, il quale, giunto per primo al pozzo, vide un drago. L’anziano gli disse: «Schiacciagli il capo!». Ma egli, spaventato, non osò avvicinarsi. Quando invece giunse il vecchio, fu la bestia che, al solo vederlo, fuggì nel deserto, piena di confusione  (192d-193a).

• Un tale chiese al padre Teodoro: «Se improvvisamente avviene una sciagura, anche tu, padre, avrai timore?». Rispose: «Se anche il cielo precipitasse sulla terra, Teodoro non avrà timore». Aveva infatti pregato Dio che togliesse da lui ogni paura; e appunto per questo l’altro gli aveva posto questa domanda (PJ VII, 6).

• Raccontavano del padre Teodoro che, divenuto diacono a Scete, non voleva accettare di compiere questo ministero. E fuggì in vari luoghi, da cui gli anziani andavano sempre a riprenderlo, dicendogli: «Non abbandonerai il tuo diaconato». Il padre Teodoro disse loro: «Lasciatemi, pregherò Dio che mi faccia capire se devo mantenere il posto di questo ministero». E pregò Dio così: «Se è Tua volontà che io mantenga il posto di questo ministero, dammene la certezza». Gli apparve allora una colonna di fuoco, che dalla terra toccava il cielo, e una voce gli disse: «Se puoi diventare come questa colonna, va’ a fare il diacono!». Udito ciò, ritenne di non dover accettare. Quando raggiunse i fratelli radunati in chiesa, si inchinarono davanti a lui e gli dissero: «Se vuoi esercitare il diaconato, prendi nelle tue mani il calice». Ma egli non accettò e disse: «Se non mi lasciate in pace, me ne andrò di qui». E così lo lasciarono stare (193ab; PJ XV, 21).

• Raccontavano di lui che, quando Scete fu devastata, venne ad abitare a Ferme e, da vecchio, si ammalò. Gli portavano dei cibi, ma dava al secondo ciò che gli portava il primo, e così via, a ognuno dava ciò che il precedente gli aveva portalo. All’ora del pasto, mangiava ciò che gli portava l’ultimo venuto (193bc).

• Raccontavano del padre Teodoro che, mentre viveva a Scete, venne contro di lui un demonio che voleva entrare. Ma egli lo legò fuori dalla cella. Ne sopraggiunse quindi un altro che pure voleva entrare, ma legò anche questo. Ne venne un terzo che, trovandoli legati, chiese: «Che cosa fate qui fuori?». Ed essi gli dissero: «E là seduto e non ci lascia entrare». Egli cercò di entrare facendo violenza, ma l’anziano legò anche lui. Spaventati dalle preghiere dell’anziano, lo pregarono: «Lasciaci andare!». «Andate!», disse loro l’anziano. E subito fuggirono pieni di vergogna (193cd). 

Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999.

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