• Raccontavano del padre Giovanni Nano che, ritiratosi a Scete presso un anziano della Tebaide, visse nel deserto. Il suo padre, preso un legno secco, lo piantò e gli disse di innaffiarlo ogni giorno con un secchio d’acqua, finché non desse frutto. L’acqua era tanto lontana che doveva partire alla sera per essere di ritorno al mattino. Dopo tre anni il legno cominciò a vivere e a dare frutti. L’anziano li colse e li portò ai fratelli radunati insieme, dicendo: «Prendete, mangiate il frutto dell’obbedienza» (204c; PJ XIV, 3).

• Raccontavano che il padre Giovanni Nano disse un giorno al suo fratello maggiore: «Vorrei essere libero da ogni preoccupazione come lo sono gli angeli, che non fanno nessun lavoro, ma adorano Dio incessantemente». Si tolse quindi il mantello e se ne andò nel deserto. Trascorsa una settimana, ritornò dal fratello e bussò alla porta. Questi, prima di aprirgli, gli chiese: «Chi sei?». Disse: «Sono io, Giovanni, tuo fratello!». Ma l’altro replicò: «Giovanni è divenuto un angelo, non è più tra gli uomini». Giovanni supplicava: «Sono io». Ma il fratello non gli aprì e lo lasciò tribolare fino al mattino. Infine lo fece entrare e gli disse: «Sei un uomo, devi ancora lavorare per vivere». Allora si prostrò e disse: «Perdonami» (204d-205a; PJ X, 27).

• Il padre Giovanni Nano disse: «Quando un re vuole conquistare una città nemica, prima di tutto taglia l’acqua e i viveri; così i nemici, consumati dalla fame, gli si assoggettano. Avviene la stessa cosa per le passioni della carne: se l’uomo combatte col digiuno e con la fame, i nemici sono resi impotenti contro l’anima».

• Disse anche: «Colui che si sazia e chiacchiera con un ragazzo, nella sua mente ha già fornicato con lui» (205b).

• Disse anche: «Un giorno, mentre percorrevo la strada di Scete portando le corde, vidi il cammelliere che mi fece adirare. Io allora abbandonai ogni cosa e fuggii». Quest’episodio, analogo al seguente, mostra la grande umiltà di Giovanni; batte subito in ritirata piuttosto che essere trascinato dall’ira

• Un’altra volta durante la mietitura udì un fratello che parlava con ira al vicino e gli diceva: «Ah! Anche tu?». Egli allora cessò di mietere e fuggì.

• Accadde che un giorno gli anziani mangiavano insieme, e vi era con loro anche il padre Giovanni. Si alzò a porgere l’acqua un presbitero molto ragguardevole, e nessuno volle accettarla da lui tranne Giovanni Nano. Si stupirono e gli dissero: «Come mai tu che sei il più giovane di tutti hai osato farti servire dal presbitero?». Disse: «Quando io mi alzo per porgere la brocca, mi rallegro se tutti accettano, per averne merito. Per questo ho accettato da lui, per procurargli il merito, perché non si rattristi se tutti rifiutano». Si stupirono a queste parole e furono edificati dal suo discernimento (205bc; PJ X, 28).

• Il padre Giovanni Nano era seduto un giorno davanti alla chiesa. Si radunarono attorno a lui i fratelli e lo interrogavano sui loro pensieri. Vedendo questo, un anziano, tentato d’invidia, disse: «Giovanni, il tuo calice è colmo di veleno!». «È proprio così, padre - gli dice Giovanni -, e dici questo benché tu veda soltanto l’esterno. Se tu vedessi l’interno, cosa avresti da dire?» (PJ XVI, 3).

• I padri raccontavano che un giorno in cui i fratelli mangiavano l’agape fraterna, uno di loro scoppiò a ridere a tavola. Vedendolo, il padre Giovanni pianse e disse: «Che cos’ha questo fratello nel cuore? Poiché ride, mentre dovrebbe piangere quando prende parte all’agape fraterna». Con questo il padre Giovanni intendeva dire che il banchetto fraterno è un momento tanto sacro che dovrebbe incitare alla compunzione e non alla dissipazione. (205d-208a; PJ III, 6).

• Una volta dei fratelli si recarono dal padre Giovanni Nano per metterlo alla prova, poiché non permetteva alla sua mente di vagare né parlava di alcuna cosa di questo mondo. Gli dicono: «Ringraziamo Dio, perché quest’anno è piovuto molto, le palme hanno bevuto e mettono rami e i fratelli trovano il loro lavoro». Il padre Giovanni dice loro: «Così lo Spirito Santo: quando scende nel cuore degli uomini, essi si rinnovano e mettono rami nel timore di Dio» (PJ XI, 13). 

Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999. 

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