Si dice di lui che spesso usciva senza avere in tasca nient’altro che il suo temperino. Domandarono una volta ad Agatone: «Cosa vale di più, la fatica del corpo o la custodia del cuore?». L’anziano rispose: «L’uomo è come un albero: la fatica del corpo sono le foglie, la custodia del cuore il frutto. Ora, poiché com’è scritto: Ogni albero che non produce buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco , è chiaro che tutto il nostro impegno deve tendere al frutto, cioè a custodire il nostro spirito. Ma è necessaria anche la protezione e l’ornamento delle foglie, cioè la fatica del corpo» (112b; PJ X, Ila). I fratelli chiesero al padre Agatone: «Padre, nella vita spirituale quale virtù richiede maggiore fatica?». Disse loro: «Perdonatemi, ma penso non vi sia fatica così grande come pregare Dio. Infatti, quando l’uomo vuole pregare, i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera. Qualsiasi opera l’uomo intraprenda, se persevera in essa, possederà la quiete. La preghiera invece richiede lotta fino all’ultimo respiro» (112bc; PJ XII, 2). Il padre Agatone passeggiava un giorno con i suoi discepoli, quando uno di essi vide per terra una piccola cicerchia verde. E gli chiese: «Padre, permetti che la prenda?». L’anziano lo guardò stupito: «Sei stato tu a metterla qui?». «No», rispose il fratello. L’anziano gli disse: «Come vuoi dunque prendere ciò che non hai messo tu?» (PJ IV, 8). (da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999).

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