Il padre Amoe cominciò col dire al padre Isaia: «Come mi vedi ora?». Gli dice: «Come un angelo, padre». Alla fine gli chiese: «E ora come mi vedi?». «Come il Satana [inteso nel senso etimologico di accusatore, tentatore, ndR]; infatti, anche se le parole che mi hai detto erano buone, io le sento come una spada». [La Parola di Dio è una spada penetrante (cf. Eb. 4, 12) che rompe dentro di noi dei falsi equilibri, degli stati di falsa pace; ci svela la nostra miseria, non senza il prezzo di sofferenze e lotte. Per questo chi la usa, anche se santo - anzi, quanto più lo è - viene sentito come accusatore e tentatore, ndR] (125d; PJ XI, 4). Si raccontava che il padre Amoe dovette restare a letto malato per molti anni, e non permise mai alla sua mente di distrarsi ad osservare cosa vi fosse nella sua cella, poiché gli portavano tante cose a motivo della malattia. Anche quando il suo discepolo Giovanni entrava e usciva, egli chiudeva gli occhi per non vedere cosa facesse. Sapeva d’altronde che era un monaco degno di fiducia (125d-128a; PJ V, 11). Da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999.

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