Il padre Ammonio di Nitria si recò dal padre Antonio e gli disse: «Ecco, la mia vita è più dura della tua, come mai sei più rinomato di me?». Il padre Antonio gli dice: «Perché amo il Signore più di te» (Sono molto significativi certi confronti che ridimensionano l’importanza attribuita all’ascesi e la subordinano all’umiltà, all’ubbidienza, alla carità - 128b; PJ XVII, 3). Raccontavano che una piccola quantità di orzo era sufficiente al padre Ammonio per due mesi. Si recò da lui il padre Poemen e gli disse: «Se vado nella cella del vicino, o se questi viene da me per una qualsiasi ragione, dobbiamo stare attenti che non si insinui nel discorso qualche parola estranea». «Fai bene - gli dice l’anziano - poiché la gioventù ha bisogno di vigilanza». Gli dice poi il padre Ammonio: «Ma che cosa facevano i padri?». Gli rispose: «I padri che avevano progredito nella virtù non avevano mai né alcuna cosa diversa dentro di sé, né alcuna cosa estranea sulla bocca da doverne parlare». E l’altro: «Se dunque è necessario parlare con qualcuno, vuoi che lo faccia con le parole della Scrittura o con le parole dei padri?». Dice l’anziano: «Se non puoi tacere, è meglio che tu parli con le parole dei padri e non con la Scrittura. Perché in questo vi è un pericolo non piccolo» (La reticenza nel parlare della Bibbia è uno degli aspetti del rapporto di questi padri con la Scrittura, per un sacro timore e per paura di presunzione  - 128c; PJ XI, 20). Un fratello venne da Scete a dire al padre Ammonio: «Il mio padre mi manda fuori per un servizio, ma io temo di cadere in impurità». Gli dice l’anziano: «Nel momento in cui ti viene la tentazione, dici: - O Dio delle schiere (cf. Sal. 58, 6 e par.), liberami per le preghiere del padre mio!». Ora, un giorno una ragazza chiuse la porta dietro di lui. Il fratello gridò a gran voce (cf. Mt. 27, 46 e par.): «O Dio del padre mio (cf. Es. 15, 2), liberami!». E subito (cf. Mt. 8, 3; Mc. 5, 42 e par.) si trovò sulla via di Scete (128d). Da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999.

desert fathers1