San Tommaso d’Aquino, quando era in culla, fu trovato dalla balia con un pezzo di carta in mano. Egli graziosamente si trastullava con quel pezzo di carta capitato fra le sue mani miracolosamente. La balia, temendo che il bambino ingoiasse quella carta - i bambini hanno un misterioso istinto di portare alla bocca ciò che possono agguantare con le manine - volle strappargliela subito. Tommaso cominciò a strillare il più possibile e tenne le mani serrate come due morse. Gli strilli del bambino vennero uditi dalla madre Teodora che sostava in una stanza lontana, la quale corse a sincerarsi che non fosse accaduto nulla di grave. Trovò quel bambino con le gote tutte gonfiate dal pianto e col pezzo di carta stretto fra le mani. Teodora, aiutata dalla balia, dopo molta resistenza riuscì ad aprire le mani del fanciullo ed a sottrargli la carta. Ma che cosa avviene? Il fanciullo, col pianto che salì alle stelle e con i gesti delle mani vuote, chiese alla madre la restituzione della carta in una maniera alla quale è proprio impossibile resistere. Teodora, come per distrazione, guardò in quella carta e ci vide scritte a caratteri bellissimi queste parole: «Ave, Maria». Allora, quasi sbalordita, porse a Tommaso il pezzo di carta, ed egli, avutolo, subito lo mandò giù e poi la sua faccia venne tutta irradiata come di una luce di Paradiso. Negli anni maturi, san Tommaso una volta predicò per un’intera quaresima dell’«Ave, Maria» e, terminando, fece sapere agli uditori che non aveva potuto dire quasi nulla intorno all’Angelica Salutazione! Da quando vengono levati dal fonte battesimale, le madri cristiane abbiano l’accortezza di riempire di Maria l’anima dei loro bambini. Allora la patria potrà avere sul serio buoni cittadini e la Chiesa fervorosi credenti. (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 290-291).

A cura di Carlo Di Pietro

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