Un giorno San Giovanni Evangelista apparve alla vergine Geltrude e rimase con lei per molto tempo in sacri ed arcani colloqui. La Santa volle fare a Giovanni, tra le altre, questa domanda: «Perchè tu, o fortunato Apostolo, non scrivesti nel tuo Evangelo neppure una parola intorno al Cuore del nostro divino Maestro, dopo che avesti l’invidiabile fortuna di riposare nell’ultima Cena il tuo capo sopra quel Cuore?». E San Giovanni subito rispose: «Io avevo il solo pensiero di far rilevare nel mio Evangelo lo splendore della Divinità del Figlio di Dio, in quel primo mostrarsi della Chiesa cattolica attaccata furiosamente da Ebione e da altri eretici ancora». Ed ancora: «Ti dico più spiccatamente, o Geltrude, che io ero incaricato a manifestare alla Chiesa nascente la parola dell’incarnato Verbo del Padre: la soavità, poi, dei movimenti di quel Cuore, Dio si riservò di farla conoscere negli ultimi tempi, nella vecchiezza del mondo, al fine di riaccendere la carità, che si sarebbe raffreddata». Così parlò San Giovanni Evangelista alla vergine Geltrude. Intanto il fatto più bello dei nostri tempi è, appunto, la devozione al Cuore di Gesù. Dopo che la Santa Margherita Alacoque si fece la predicatrice della devozione al sacro Cuore, tutto il mondo - e nonostante l’aperta lotta dei governi a Cristo ed alla Sua Chiesa - pare perdutamente innamorato di questa devozione tenerissima. In onore del Cuore di Gesù nascono congregazioni religiose, confraternite, s’innalzano chiese. Nella pagana Parigi si vede sorgere un tempio grandemente maestoso al Cuore del nostro Redentore, e ne è sorto anche un altro nella Roma che la rivoluzione (massonica del cosiddetto “Risorgimento”) ha voluto insozzare con la sua schifosa bava. È venuta forse la fine del mondo? Siamo vicini forse al giorno amaro e terribile del ritorno del Figlio dell’uomo per fare giudizio di tutte le genti? Noi non possiamo saperlo. In ogni modo, bisogna ringraziare il buon Gesù, che oggi vuole riaccendere la carità nel mondo conle divine fiamme del suo amabilissimo Cuore. (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 324-327).

A cura di Carlo Di Pietro

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