Ogni uomo sano di mente dovrebbe avvertire il senso di Patria ed avere coscienza dei doveri del Patriottismo. Per ben identificare il significato di Patria distinguiamo: 1) Paese: solitamente il suolo natale; 2) Popolo: ordinariamente un determinato aggregato sociale distribuito in un preciso territorio; 3) Nazione: normalmente la comunione di origine di un popolo discendente dagli stessi antenati; 4) Stato: un territorio, un Popolo, una Nazione giuridicamente organizzata che ha raggiunto l’indipendenza politica.

Roberti-Palazzini (cf. «Dizionario di teologia morale», Studium, Roma, 1957, pag. 1044) ci dicono che «lo Stato è un organismo collettivo che perfeziona la Patria in quanto esso può dare una soluzione definitiva a tutti i problemi della vita associata». Ciò premesso, finalmente diciamo che l’idea di Patria è «un complesso di vincoli geografici, etnici, politici, di lingua, di istituzioni domestiche e religiose, di tradizioni, di costumi, di interessi».

Patria può essere definita quella «società intermedia tra la Famiglia e la società civile per procurare beni che queste due società non potrebbero dare». Deduciamo che la Patria è una società naturale e necessaria. Alla libertà individuale «non appartiene la facoltà di accettarla o di rigettarla», né di «sottrarsi ai doveri verso di essa».

La Patria è, nel contempo, «estensione e completamento della Famiglia», cosicché «i doveri verso la Patria sono analoghi a quelli verso la Famiglia».

La Famiglia ha bisogno della Patria, di quella «società più vasta e più forte, che assicuri all’individuo le condizioni indispensabili al suo sviluppo intellettuale, morale, sociale ed economico». San Tommaso d’Aquino insegna «Deus summum obtinet locum (…) secundario vero nostri esse et gubernationis principium sunt parentes et patria» (cf. «Somma Thelogiæ», II-II q. 101) - Dio è al primo posto; al secondo posto come principi dell’essere e dell’agire vengono i genitori e la Patria, dai quali e nella quale siamo nati e siamo stati allevati. Quindi: «Post Deum, maxime est homo debitor parentibus et patriæ» - dopo che a Dio, l’uomo è debitore ai genitori ed alla Patria. La Patria è madre non solo in senso metaforico ed i nostri doveri verso di essa «appartengono alla pietas». Spiega l’Aquinate: «Sicut ad religionem pertinet cultum Deo exhibere, ita secundo gradu ad pietatem pertinet exhibere cultum parentibus et patriæ» -  come spetta alla religione prestare culto a Dio, così subito dopo spetta alla pietà prestare ossequi ai genitori ed alla Patria.

Roberti-Palazzini proseguono: «Questa pietà implica doveri di amore, di assistenza, di difesa contro i nemici interni ed esterni della Patria, fino al sacrificio di noi stessi, di obbedienza alle sue leggi (giuste), di cooperazione alla sua prosperità e al suo progresso religioso, morale, culturale, sociale ed economico».

L’immortale tomista Leone XIII asserisce: «Siamo obbligati per legge di natura ad amare e difendere particolarmente quella città nella quale siamo nati e cresciuti in questa luce, fino al punto che un buon cittadino non può dubitare di dover dare anche la vita per la Patria». Tuttavia, «si deve amare la Patria dalla quale abbiamo ricevuto il dono di una vita mortale: ma è necessario anteporle nell’amore la Chiesa, alla quale dobbiamo una vita che durerà in perpetuo» (cf. «Sapientiæ christianæ»).

Contro ogni virtù si può peccare per eccesso o per difetto: vediamo agli eccessi. Il Manise (Ivi., Rob.-Pal.) scrive: «Pecca per eccesso di Patriottismo il Nazionalista esagerato». Il Nazionalismo è «giustificato, sano e lodevole (se) ci inclina ad amare la nostra Nazione, cioè il Popolo con cui abbiamo comunità di origine, di sangue, di lingua, di costumi, di storia». Tuttavia, accanto a questo Nazionalismo «ragionevole e doveroso», può sorgerne un altro «egoista e fanatico, che fa della propria Nazione un bene assoluto, ad esso sacrifica i (veri) valori universali e trascendenti del diritto, della morale e della religione, disprezza le altre nazioni, è fonte di odio e di guerre tra i popoli, spezza il legame soprannaturale che tutti ci deve unire come figli della stessa Chiesa, come fratelli in Cristo, come eredi e fautori della civiltà cristiana». Quest’ultimo Nazionalismo viene definito da Papa Pio XII «odio ed invidia, diffidenza e sospetto, ambizione di egemonia e di predominio».

Papa Pio XI insegna che l’amor di Patria, «incitamento di molte virtù e di mirabili eroismi quando sia regolato dalla legge cristiana», diviene «occasione ed incentivo di gravi ingiustizie quando dimentica che tutti i popoli sono fratelli» (Cf. «Ubi Arcano Dei Consilio»).

Nemici della Patria furono - alcuni ancora lo sono: i Cosmopoliti; i figli dello Stoicismo; la Rivoluzione francese: «Diffuse un umanitarismo antipatriottico»; la Massoneria: «Dissolvente occulto ma efficace dell’idea di Patria»; il Socialismo marxista: «Predicò l’internazionalismo operaio a servizio della lotta di classe»; i Materialisti: «Adottarono la massima ubi bene, ibi patria». Fra i filosofi e letterati accaniti nemici della Patria annoveriamo Goethe, Schiller, Tolstoi e Renan: «La patria è un insieme di pregiudizi e di idee arretrate che l’umanità intera non può accettare» (cit.).

Il rapporto fra Nazioni sovrane va regolato dal diritto e non da sedicenti Entità sovranazionali. Il Manise conclude: «Il Patriottismo è una forza spirituale necessaria e importante che protegge gl’individui e le famiglie, assicura il progresso e la grandezza di un Popolo ed è fonte di eroici sacrifici nei momenti più decisivi della sua storia».

Carlo Di Pietro da Il Roma