Papa Pio XII - il 26 giugno 1948 - istruisce il Sacro Collegio: «I giorni di tregua - dice il Vicario di Cristo - spesso non sono meno importanti che quelli di combattimento. Non debbono essere giorni di vuota ed infruttuosa interruzione, ma di opera utile, opera di salvamento, opera di costruzione». Questa «opera di salvamento» deve «estendersi anche ai non pochi sviati, i quali, pur essendo - almeno così essi pensano - uniti ai Nostri devoti figli sul terreno della fede, se ne separano per mettersi al seguito di movimenti che tendono effettivamente a laicizzare e scristianizzare tutta la vita privata e pubblica».

Il Pontefice aggiunge: «Quando anche valesse per loro il divino “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (S. Luca, XXIII, 34) ciò non cambierebbe per nulla l’oggettiva perniciosità della loro condotta. Essi si formano una doppia coscienza, in quanto che, mentre pretendono di rimanere membri della comunità cristiana, militano al tempo stesso, come truppe ausiliari, nelle schiere dei negatori di Dio». Proprio questa «duplicità» o questo «sdoppiamento» minaccia di «fare di loro, presto o tardi, un neoplasma pernicioso nel seno stesso della Cristianità». Essi «richiamano alla mente il ricordo di coloro dei quali l’Apostolo Paolo parlava “piangendo” - “flens” - e che strappano le lacrime anche ai Nostri occhi, perché si comportano da nemici della croce di Cristo: “inimicos crucis Christi” (ai Filippesi, III, 18)».

Prosegue il Papa: «Finché è possibile, Noi cerchiamo con bontà e pazienza di aprire loro gli occhi per ricondurli a Colui che solo è via, verità e vita. Infatti anche per le giuste e salutari soluzioni (conformi alle eterne norme divine) delle questioni terrene soccorre la preghiera della Chiesa: “Oh Dio, dà a quanti si professano cristiani di respingere ciò che a questo nome è contrario e di seguire quel che gli è consono” (Oremus della Domenica terza dopo Pasqua). E mentre Noi eleviamo così la nostra orazione per questi pericolanti, li scongiuriamo al tempo stesso di ascoltare gli ammonimenti della Chiesa, che ancora oggi come Madre amante esorta e prega, affinché essa non si veda infine costretta ad applicare loro la severa sentenza del Divino Maestro (Gesù-Cristo): “Se non ascolta nemmeno la Chiesa, abbilo come pagano e pubblicano” (S. Matteo, XVIII, 17)».

Sempre Papa Pio XII, il 16 agosto 1950, si rivolge ai Cattolici tedeschi: «Dio è al centro di tutto l’essere, Dio, l’unico valore incondizionato su cui si deve misurare tutto il creato. Quando il cristiano dimentica questo (ossia quando pretende di pensare, di parlare e di agire come egli crede; non come crede, insegna ed agisce la Chiesa), si è già messo dalla parte dell’avversario».

Ai Laureati di Azione Cattolica il mentovato Papa asserisce: «Lo Spirito Santo vi farà vedere anzitutto ben chiaramente come nessun campo dell’attività umana possa essere sottratto all’azione rinnovatrice di Cristo: “per Quem omnia, in Quo omnia (per il Quale tutte le cose, nel Quale tutte le realtà)”. Già altre volte abbiamo fatto notare il grave errore commesso dagli uomini, quando hanno voluto fare a meno di Lui o si sono addirittura rivoltati contro di Lui nell’atto di porre mano a novelle strutture. Nessun dubbio, dicevamo, che Egli è l’unico Salvatore, l’unico Maestro. Al Vangelo deve essere riconosciuto l’ufficio di fermentare integralmente il pensiero umano, e se alcuni sono ancora esitanti di fronte alla necessità di una radicale trasformazione in senso cristiano, voi dovete ricordare che l’attività teorica e pubblica - in tutti i suoi rami - deve avere un’ispirazione cristiana, né può essere sottratta all’influsso del pensiero e della grazia di Cristo».

Pio XII denuncia: «La vita intellettuale moderna è dominata dal pensiero “scientifico-tecnico” ed “economico” in tal modo che il senso delle verità di un ordine superiore - la scienza le chiama “verità metafisiche” - e la capacità di percepirle cominciano a scomparire. Comprendiamo e stimiamo altamente le attività e le conquiste delle scienze naturali e della tecnica: ma quelle verità metafisiche sostengono tutto l’essere, il materiale e lo spirituale, il naturale ed il soprannaturale. Per gli intellettuali ed i dirigenti cattolici è oggi una vera necessità di ben conoscere questo mondo delle verità perpetuamente valide ed eterne, e di possederle sempre più profondamente, come anche l’intera ricchezza della nostra Fede».

Conclude: «Altra osservazione concerne l’azione pratica. Voi volete collaborare affinché per virtù dello Spirito Santo il mondo si rinnovi. Però non vi riuscirete adattandovi senza riserva a ciò che si vuol chiamare “lo spirito del tempo”, vale a dire al pensiero materialistico trasportato nell’azione, e cedendo ad esso oltre i limiti del lecito; ma soltanto osservando con fedeltà e costanza la linea cattolica chiaramente tracciata. Senza dubbio ciò richiede un alto grado di perseveranza e di fermezza; ma lo Spirito Santo le susciterà in voi» (24-5-1953).

Ed ancora: «È inammissibile che un Cristiano si comprometta con l’errore, anche solo minimamente, sia pure per mantenere i contatti con quelli che sono nell’errore» (Pio XII, Lettera «C’est un geste», 10-7-1946). [Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 162 segg.)].

Carlo Di Pietro da Il Roma