Teologia Politica n° 5 bis. San Pio X: «Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!»

Prosegue dal numero precedente. […] Un altro tema molto caro a Dio, quindi alla Chiesa, è la garanzia di vera libertà, nulla a che vedere col misericordismo errante, molto in voga oggigiorno e definibile buonismo liberticida.

Vera libertà dei popoli, secondo il motto Pax Christi in Regno Christi, in un momento storico in cui, purtroppo, «nulla è […] sicuro: né il tetto, né i beni, né la libertà, né l’onore; e così si viene spegnendo nel loro cuore l’ultimo raggio di serenità, l’ultima scintilla di ardore» (cf. Discorso al Sacro Collegio nella Festività di san Eugenio, Papa Pio XII).

Nell’anno 1947 e nello stesso contesto, il Pontefice riflette sul suo Radiomessaggio Natalizio del 1944, ne rilancia il monito, e stempera i facili entusiasmi sul binomio democrazia - libertà, poiché «[…] non pochi temono che la fiducia in quell’ordinamento democratico rimanga sminuita dall’urtante contrasto» fra la «democrazia a parole» e la «concreta realtà».

Fulmina i demagoghi o liberticidi mitigati che utilizzano la democrazia per privare gli uomini della vera libertà, ed allora: «sopravvivono soltanto, da una parte, le vittime illuse del fascino appariscente della democrazia […] e, dall’altra parte, i profittatori più o meno numerosi che hanno saputo, mediante la forza del danaro o quella dell’organizzazione, assicurarsi sugli altri una condizione privilegiata e lo stesso potere» (Ivi.).

Bisogna fare attenzione a non sfiduciare la gioventù, ammonisce il Vicario di Cristo. Crisi generale, turbamenti economici e sociali, incertezza del domani, sfiducia negli anziani a causa del pessimo esempio di chi governa, scetticismo rispetto a principi e valori morali. Si corre il rischio che i giovani, «intossicati da questi fermenti malsani», finiscano col «cadere in un assoluto nichilismo»: humus ideale per il proliferare di pensieri ed orientamenti di sinistra anarchicizzanti!

Ed ecco un ulteriore profetico monito: «Guai ai popoli il giorno in cui nell’anima della gioventù viene ad estinguersi il fuoco sacro della fede, dell’ideale, della prontezza al sacrificio, dello spirito di dedizione! Per poco che duri una tale condizione di cose, quale potrà divenire il loro destino»? Un destino fatto di sole passioni e di capricci che si fanno “diritti”, non porta né alla liberta né al bene sociale, ma solamente alla lotta fra infelici e dannati.

Ma Dio non manca mai alla Sua parola, come invece «insinuano i sogghigni degli egoisti e dei gaudenti», pertanto bisogna avere fiducia ed impegnarsi nella pratica delle virtù cristiane, che si contrappongono alle istanze nichilistiche di “canonizzazione” del vizio in eccessi di libertinaggio populista. Contrastare il male a cominciare nelle famiglie, la cui sorte è particolarmente cara a Dio ed alla Chiesa, «famiglia che è il naturale vivaio e scuola dove si prepara l’uomo del domani».

Ci si ricollega, nella perfetta continuità magisteriale su fede e morale da Cristo a Pio XII, alla durissima condanna di Leone XIII nella Quod Apostolici Muneris, dove il mistico Papa individua e smaschera il nemico da contrastare con ogni forza, il corruttore della gioventù, della famiglia, quindi dell’intera società: «Noi parliamo della setta di coloro che con nomi diversi e quasi barbari si chiamano Socialisti, Comunisti e Nichilisti […] che apertamente e con sicurezza […] si sforzano di realizzare il disegno […] di scuotere le fondamenta dello stesso consorzio civile […] Sono quelli che, secondo le Scritture divine, “contaminano la carne, disprezzano l’autorità, bestemmiano la maestà” (Gd. 8), e nulla rispettano e lasciano integro di quanto venne dalle leggi umane e divine sapientemente stabilito per l’incolumità e il decoro della vita. […] Predicano la perfetta uguaglianza di tutti nei diritti e negli uffici. Disonorano l’unione naturale dell’uomo e della donna, rispettata come sacra perfino dai barbari […] Impugnano il diritto di proprietà stabilito per legge di natura […] Rendono pubbliche queste mostruose opinioni nei loro circoli […]».

Pio XII conclude il suo intervento del ‘47 con un’esortazione allo studio ed alla pratica della Teologia politica: «[…] nessun timore di perdere beni o vantaggi temporali, di apparire meno amanti della civiltà moderna, o meno nazionali o meno sociali, potrebbe autorizzare i veri cristiani a deviare, anche di un sol passo, da questo cammino». È il trionfo della Dottrina sociale. Declama infine il motto: «Resistite fortes in fide!».

Già san Pio X ci aveva esortato: «Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!».

Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata