Dobbiamo guardarci anche dall’essere duri e disumani verso i bisognosi, poiché contro uomini siffatti è stato detto: «Chi chiude il suo orecchio al grido del povero, quando anch’egli griderà, non sarà esaudito» (Pr. 21, 13). E che dire della superbia? Quanto essa offenda Dio, lo attestano le parole: «Dio resiste ai superbi, ma concede favore agli umili» (Gc. 4, 6 etc.). E che dire del disprezzo della divina parola? Contro di esso sta il detto di Salomone: «Chi volge i suoi orecchi per non ascoltare la legge, la sua orazione sarà esecrata» (Pr. 28, 9). Il che non proibisce tuttavia la deplorazione per l’ingiuria fatta, per l’uccisione, per la violenza e l’iracondia, per la mancata liberalità verso i poveri, per la superbia, per il disprezzo della parola divina, né infine per tutti gli altri delitti, qualora se ne chieda perdono. Per questa preparazione alla preghiera è necessaria anche la fede dell’animo. Se essa manca, non si può aver cognizione né dell’onnipotenza del Padre, né della Sua misericordia, da cui tuttavia deriva la fiducia di chi prega, a quel modo che insegno lo stesso Cristo nostro Signore: «Quanto domanderete nell’orazione, credendo, l’otterrete» (Mt. 21, 22). Di questa fede cosi scrive sant’Agostino: «Se manca la fede, l’orazione non ha valore» (De Verbis Dom). Prosegue ...

Catechismo tridentino. Preparazione all’orazione, seconda parte