Per avere un’idea della grande evoluzione che si ebbe in seno alla Massoneria operativa, si deve tener conto di ciò che avvenne nella vita politica e sociale in Inghilterra dalla fine del sec. XVII, al principio del seguente, ed alle alterne vicende cui soggiacquero i due grandi partiti in contrasto, dei Tories, partigiani degli Stuart e fedeli alle tradizioni cattoliche, e dei Whigs, fautori del parlamentarismo e della «Riforma». Le Logge massoniche, sia per il segreto di cui si circondavano, sia per la loro medesima natura che non ispirava sospetti, offrivano terreno assai propizio alle cospirazioni, sì all’uno come all’altro partito. Quando alla morte di Anna Stuart (1 agosto 1714) i Tories, e con essi le Logge scozzesi o giacobite, decisero di tentare uno sforzo supremo in favore di Giacomo III (1688-1766), fu giocata l’ultima carta non solo della dinastia, ma anche della Massoneria. Nel 1714, il trionfo di Giorgio I d’Hannover (1660-1727) e il sopravvento dei Whigs segnarono la fine del giacobitismo e della Chiesa cattolica, e, con ciò, il primo grande successo della Massoneria inglese e protestante. Origini della Massoneria speculativa. Durante questi avvenimenti, quattro Logge operative dissidenti, esistenti in vari quartieri di Londra, dietro ispirazione di un protestante immigrato francese, John Theophilus Désaguiliers (1686-1744), membro della «Royal Society», si unirono in un’unica grande Loggia; ciò avvenne il 24 giugno 1717, festa di san Giovanni Battista. Così ebbe origine la «Gran Loggia d’Inghilterra», destinata a diventare la Gran Loggia madre mondiale: ed ebbe così principio anche la vera Massoneria speculativa. Le Logge giacobite subirono allora invasioni, i loro archivi vennero dispersi e bruciati. Fonte principale d’informazione restano i pochi cenni lasciati da James Anderson (1678-1739) nella prefazione delle «Costituzioni» del 1738, ma non vi si può dare cieca fede. Uno dei primi fondatori della «Gran Loggia», William Stukeley (1687-1765), attesta che molto contribuì alla voga della nuova istituzione il mistero di cui si circondava, nonché la suggestiva nomea che vi si coltivassero scienze occulte. Del vero carattere che la Massoneria veniva assumendo, non pare che quei primi membri avessero ancora percezione ben chiara.

L’incarico di compilare nuove costituzioni fu affidato subito a James Anderson, pastore protestante; il 27 dicembre 1721 egli presentò il lavoro, che fu ufficialmente approvato il 17 gennaio 1723. La Massoneria vi è concepita come un «centro d’unione e un mezzo di stabilire una sincera amicizia fra persone le quali, altrimenti, si sarebbero trovate sempre separate le une dalle altre». Nel primo capitolo («Circa Dio e la religione») si esprimeva il concetto: un massone che «intende bene l’arte», non diverrà mai né un «ateo stupido» né un «libertino irreligioso». Mentre anticamente si faceva obbligo al massone di «praticare dappertutto la religione del Paese», ora si riconosceva più opportuno di non imporre «altra religione che quella nella quale tutti si trovano d’accordo», lasciando «pienamente libero ciascuno sulle opinioni personali». Ad opera del medesimo Anderson le «Costituzioni» nel 1738 vennero riformate, e nel capitolo relativo ai doveri religiosi venne introdotta una notevole variazione secondo la quale il massone deve impegnarsi ad «osservare la legge morale come un vero noachita», e «riconoscere i tre grandi articoli di Noè come sufficienti a preservare il cemento della legge». In ambedue le redazioni delle Costituzioni appare manifesta la preoccupazione di rimediare in qualche modo ai funesti effetti della «Riforma» protestante, con lo stabilire pacifica convivenza, sulla base della aconfessionalità e in spirito di tolleranza; ma, anzitutto, come pensa Albert Lantoine (1869-1949), di staccare definitivamente la Massoneria dal cattolicesimo per inserirla nell’anglicanesimo. Il primo passo è costituito dalle «Costituzioni» del 1723, il secondo da quelle del 1738, dove si fa richiamo alla Bibbia come norma dottrinale e morale, ma in una forma così vaga e indeterminata da potervi accogliere persone d’ogni setta ed opinione religiosa.

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[Il giacobitismo fu un movimento politico che sostenne la restaurazione del casato degli Stuart al trono di Inghilterra e Scozia. Il nome deriva dalla forma latina Jacobus del nome del re Giacomo II d’Inghilterra].

[Il noachismo è un’ideologia farisaica basata sulle sette leggi di Noè. Coloro che sottoscrivono l’osservanza di tali leggi e le loro organizzazioni di supporto sono definiti Bene Noach (B’nei Noah). Sui precetti noàchidi, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (3 novembre 2003, meeting a Villa Medici “Il Vascello” - sede del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustinani, alla presenza del Gran Maestro Gustavo Raffi) ha preso subito parola, ricordando il patto che Dio concluse con Noè […] simbolo di un’umanità nuova che avrebbe sostituito la precedente, colpevole di violenza contro Dio e contro gli uomini. Nella tradizione ebraica le colpe commesse dall’uomo contro l’uomo sono ben più gravi di quelle commesse contro Dio, giacché queste ultime possono essere rimesse nel giorno dell’espiazione o Kippur, mentre le prime necessitano del perdono da parte dell’offeso (cf. «Roma. Il Patto Noachita», di Mauro Cascio)].