Nel tentativo di dare una spiegazione ai fenomeni oggetto della metapsichica, notevole e particolarmente seguita sin dai primi tempi, dopo le rivelazioni e le «sedute» delle sorelle Fox (Hydesville, U.S.A., 1848), è l’ipotesi spiritica, secondo la quale i fenomeni paranormali, sia di ordine psichico che fisico, sarebbero dovuti alle anime disincarnate dei defunti. L’interpretazione spiritica dei fenomeni metapsichici, particolarmente di quelli che per lo più si allontanano dalla normalità e che, ammessi veri, più difficilmente sopportano una spiegazione scientifica (ectoplasmia, telecinesi, chiaroveggenza premonitoria di eventi futuri), è stata in ordine cronologico la prima ad essere avanzata, sia perché una spiegazione a base antropologica poteva più facilmente dare ragione dell’apparenza finalistica ed intelligente dei fenomeni, sia per la naturale tendenza della mente umana a volgersi, nell’incomprensione dei fenomeni più oscuri e complessi, verso le spiegazioni animistiche e meravigliose. Infatti la signora Fox e le sue figlie svolsero le prime esibizioni dei nuovi fenomeni in forma spiritistica, immaginando di intavolare la conversazione con presunti spiriti (1877). «Sei forse uno spirito?», interrogò la signora Fox; « Se tale sei batti due colpi». La pronta obbedienza del presunto disincarnato, il racconto «tiptologico» da lui fatto della sua età e della sua uccisione in quella stessa casa, fu il primo passo dei cordiali rapporti tra gli spiriti e la famiglia Fox, fu l’inizio ufficiale della fede e della spiegazione spiritistica delle manifestazioni metapsichiche. Sulla stessa strada, un illustre fisico, William Crookes, dedicatosi, con tecnica assai criticabile dal lato scientifico, a esperienze spiritiche, ammise la natura spiritica di un’assai discutibile materializzazione (fantasma di Katie King per opera della medium Fiorenza Cook, 1874).

Un altro scienziato di fama, Oliver Lodge, negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, affermò la sua convinzione di esser entrato in rapporto, nel corso di sedute spiritiche, con il figlio Raimondo, morto in guerra (O. Lodge, Raymond or Life and Death, 12ma ed., Londra s. a.). Si tralascia di parlare di altre presunte materializzazioni proclamatesi spiriti di disincarnati (fantasma di Bien-Boa con la medium Marta Béraud ed il controllo del Richet, ecc.). La principale fonte di affermazioni e la più larga copia d’informazioni e basi di sviluppo dell’ipotesi spiritica dei fenomeni metapsichici ci vengono dalle parole dei «medium» in «trance» o dai loro scritti vergati, nelle stesse condizioni, con il mezzo della «scrittura automatica». Si è qui nel campo della cosiddetta metapsichica soggettiva, manifestazione in cui rientrano molti fenomeni certamente dell’ordine naturale (si studi la chiaroveggenza).

I «messaggi d’oltre tomba», che gli spiritisti affermano di ricevere con i suddetti mezzi, sono serviti, particolarmente ai più autorevoli di essi, a mettere insieme tutta una costruzione di credenze e di precetti che costituiscono un vero «credo», una specie di religione in cui vengono dogmaticamente rivelati i misteri dell’essenza di un Essere creatore, i suoi rapporti con i mondi e le creature, le gerarchie e la costituzione di queste, i loro destini e sviluppi futuri, le norme di vita cui gli incarnati debbono attenersi. Tra tali pontefici della «rivelazione» spiritica va considerato massimo Leone Ippolito Denizart Rivail, generalmente noto con lo pseudonimo di Allan Kardec, nato a Lione nel 1804. Egli, affermando un gran numero di comunicazioni spiritiche, avute principalmente per mezzo della scrittura automatica di un notevole numero di «medium» alle sue dipendenze, si proclama investito della missione di fondatore di una nuova vera religione, la spiritica, che dovrà annullare e sostituire tutte le altre. La dottrina di Allan Kardec, nella folla di affermazioni e costruzioni quanto mai arbitrarie, confuse, contrastanti, spesso puerilmente ridicole ed in se stesse contraddittorie, affermate dai singoli spiritisti come genuine rivelazioni delle anime disincarnate, dà l’impressione di un qualcosa di più pienamente elaborato, grazie alle particolari note di indole e di preparazione culturale scientifico-filosofica del Rivail, già allievo del Pestalozzi nella scuola di lui a Iverdun in Svizzera ed insegnante da parecchi anni, dotato di una natura eccezionalmente fantastica.

La dottrina spiritista del Kardec è esposta diffusamente nella sua opera: Le lime des esprits selon l’enseignement donné par les Esprits supérieurs à l’aide de divers mediums (17ma ed., Parigi 1869). I capisaldi di essa sono: Dio è eterno, immutabile, unico, onnipotente, giusto, buono, creatore di tutte le cose animate e inanimate, materiali e immateriali; gli spiriti possono temporaneamente incarnarsi vivendo sulla terra dopo aver assunto il particolare involucro temporaneo rappresentato dal corpo, la cui distruzione, per opera della morte, pone lo spirito nuovamente in libertà; l’uomo è costituito dalla parte materiale (corpo) analoga agli animali, dalla porzione immateriale (anima), dal principio intermedio e di collegamento tra le due parti (perispirito) di natura semimateriale; distrutto il corpo dalla morte, il perispirito persiste formando allo spirito un corpo etereo o astrale, normalmente non percepibile dagli incarnati, salvo che in condizioni particolari (apparizioni spiritiche), in cui può divenire perfettamente sensibile; esiste una gerarchia di spiriti, dai superiori, più intelligenti, buoni, vicini a Dio, ai meno buoni, imbroglioni e chiacchieroni (folletti o spiriti leggeri), per gradi fino agli infimi e più malvagi, pieni delle nostre peggiori passioni e vizi, contenti delle cattive azioni; gli spiriti non posseggono una condizione stabile, ma tendono alla perfezione, passando da una gerarchia inferiore a una superiore con periodi intermedi di reincarnazione, a volte con valore di espiazione, a volte di missione; in rapporto a ciò tutti avremmo avuto precedenti esistenze (metempsicosi) o sulla terra o in altri mondi, sempre però con reincarnazioni sotto specie umana; ogni spirito disincarnato può venire in rapporto con gli uomini viventi, sia spontaneamente sia dopo evocazione; la morale spiritica si riassume nel fare il bene e non il male, secondo la massima «fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi»; non esiste colpa che non possa esser perdonata, essendo espiata ogni cosa nelle vite che si susseguono; il libero arbitrio è ammesso. Le rivelazioni spiritiche largite dal Kardec contengono, inoltre, punti negativi in cui [si pretende di] demolire credenze di altre religioni, in particolare dogmi della religione cristiana e cattolica, contro cui si scatena il più violento attacco ed il maggior odio della dottrina spiritica. Viene così negata la Trinità, la divinità di Cristo (considerato soltanto un grande spirito), e dei Sacri Testi, l’esistenza del Purgatorio e dell’inferno; bersaglio prediletto è la Chiesa cattolica e d il Papa, destinati a scomparire per opera della «religione spiritica».

La dottrina del Kardec, che da principio assunse grande sviluppo ed autorità nel mondo degli spiritisti, è andata man mano, dopo la morte del suo compilatore, perdendo autorità e universalità; attualmente (anno 1953) i seguaci dello spiritismo sono divisi da diversità di credenze, spesso contraddittorie anche nei punti più sostanziali; da ciò numerose «confessioni» che dalle posizioni più vicine alle dottrine cristiane vanno alle più anticristiane, abbracciando le più eterogenee ed ingarbugliate forme ad ispirazione buddhistica e paganeggiante. Dallo studio degli atti dei vari congressi spiritisti nazionali o internazionali (Londra 1928, Barcellona 1934, ecc.) appare chiaramente una tale incertezza, varietà, confusione di dottrine e credenze dello spiritismo attuale.

La dottrina spiritica elaborata da Allan Kardec (e lo stesso può affermarsi di tutte le successive variazioni) ad un esame critico appare chiaramente inconsistente ed empia. Inconsistente: infatti, essa non è una costruzione originale e razionale, ma un’accozzaglia di elementi eterogenei e contrastanti tra loro, presi dalle più disparate religioni e costruzioni filosofiche (si studino buddhismo; reincarnazione; teosofia). Le sue affermazioni, sedicenti rivelate, non si appoggiano ad alcuna autorità di valore assoluto o dimostrato, salvo la gratuita affermazione di essere comunicate da spiriti viventi nell’aldilà. Tali presunti messaggi vorrebbero trovare in se stessi la loro giustificazione; al contrario, il loro esame critico li dimostra tali da non sorpassare il livello di una normale (spesso meschina) intelligenza umana, contraddittori, il più delle volte di livello morale assai basso; alcuni elementi in essi contenuti, acquisiti dalla parola o dalla scrittura automatica del «medium», che potrebbero apparire a prima vista estranei e superiori al contenuto della coscienza di lui, bene studiati possono facilmente essere spiegati con fenomeni dell’ordine naturale (vedere chiaroveggenza; metapsichica). D’altra parte l’esistenza e l’ordinario intervento di spiriti disincarnati nelle manifestazioni spiritiche non è provato dalle vantate materializzazioni e dai fenomeni di telecinesi, eventi assai rari nelle sedute medianiche, insufficientemente controllati, assai spesso inquinati dalle frodi, mentre esistono serie ragioni per negare l’attribuzione delle manifestazioni spiritiche alle anime disincarnate (vedere A. Zacchi, L’uomo, II, Roma 1921, pp. 445-56).

In sostanza, le prove dell’origine soprannaturale delle dottrine spiritiche si perdono miseramente in un circolo vizioso: le affermazioni dovrebbero essere sostenute dall’autorità preternaturale degli spiriti; viceversa, della loro esistenza, natura, missione non si dà altra dimostrazione all’infuori delle loro stesse affermazioni, unica prova della natura e dell’autorità dei rivelatori. Empia: infatti, la dottrina spiritica è negatrice della vera essenza di Dio e dei suoi attributi, quali sono postulati dalla retta ragione e la Rivelazione ci fa conoscere; mira a distruggere la divinità del Figlio di Dio e l’origine, la natura, il Magistero della Chiesa e della religione cattolica, fondata sulla parola e sui miracoli di Cristo, dei profeti, dei santi.

Chi volesse ammettere per veri alcuni fatti assolutamente preternaturali (se pure ne esistano), che si asserisce essersi svolti nel corso delle manifestazioni medianiche, e volesse accettarli come dimostrazione dell’origine ultraterrena della rivelazione spiritica, in rapporto a tutta l’ispirazione antireligiosa che imbeve le dottrine spiritiche, sarebbe costretto ad ammettere nello svolgimento di tali fatti l’intervento di spiriti di natura diabolica. Sotto l’aspetto morale, lasciando impregiudicata la questione sulla natura dei fatti medianici (il cui valore preternaturale molti autori moderni, anche del campo cattolico, negano del tutto), l’interpretazione spiritica delle manifestazioni metapsichiche e la loro pratica, allo scopo di porsi in comunicazione con spiriti disincarnati, rappresenta colpa grave d’idolatria e superstizione. Per tale ragione sin dal Vecchio Testamento simile pratica è stata condannata, dichiarata degna della pena di morte (Deut. 18, 9-12; Levit. 20, 6; 27) e a volte direttamente punita da Dio con la più grande severità. Nei riguardi del Magistero della Chiesa cattolica, le dottrine dello spiritismo, per essere un’accozzaglia di errori contro la Rivelazione, i dogmi, la dottrina dei Sacramenti, ecc., cadono ad una a una automaticamente sotto la condanna degli errori e delle eresie comparse nel corso dei secoli lungo il cammino della Chiesa. Ciò spiega come la Chiesa sia stata vigile nel condannare la prassi dello spiritismo, anche quando si ammanti di intenzioni pseudo-scientifiche.

Un decreto del Sant’Uffizio del 4 agosto 1856 dichiara illecita, ereticale e scandalosa la pratica di evocare le anime dei morti, riceverne responsi, ecc.; la dichiarazione della Sacra Penitenzieria (1 febbraio 1882) dichiara illecito l’assistere, anche passivamente, alle consultazioni od ai giochi spiritici; la Costituzione Officiorum ac munerum del 25 gennaio 1897, di Leone XIII (tit. I, c. 5, n. 12), proibisce l’edizione, la lettura o il ritenere dei libri in cui s’insegna o si raccomanda il sortilegio, la divinazione, la magia, l’evocazione degli spiriti e simili superstizioni; la risposta del Sant’Ufficio (1 aprile 1898) dichiara illecita l’evocazione dei trapassati anche sotto forma di scrittura automatica e sia pure con la protesta di escludere ogni accordo con lo spirito maligno; la scomunica latae sententiae (Costituzione di Pio IX, Apostolicae Sedis) a quelli che difendono e pubblicamente diffondono o prestano fede agli errori della setta spiritica; infine, la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio in una risposta del 24 aprile 1917 al quesito: «Se sia lecito, con l’intervento di un cosiddetto medium, o senza alcun medium, servendosi o non servendosi dell’ipnotismo, assistere a qualsivoglia manifestazione spiritistica, anche a quelle che presentano apparenza di onestà e di pietà, sia interrogando le anime o gli spiriti, sia ascoltando le risposte sia solo guardando, magari con la riserva tacita o espressa di non volere aver nulla a che fare con gli spiriti maligni», rispose negativamente. La risposta fu approvata dal papa Benedetto XV.

Vedi anche il Codex Juris Canonici, can. 2325, circa le pene contro quelli che esercitano la superstizione. La convenienza e la gravità delle suddette proibizioni e pene della Chiesa, nei riguardi dello spiritismo e di quelli che lo praticano, riceve la sua alta motivazione non solo dal grave rischio che in tali pratiche corre il tenore della fede e della morale (il contenuto delle dottrine spiritiche e le circostanze che accompagnano le sedute spiritiche oltre che esser contrastanti la legge di Dio, sono assai spesso causa diretta di azioni immorali); ma rappresentano anche una sapiente cautela di ordine materiale, insegnando largamente l’esperienza i gravi danni nell’ordine fisico e mentale e i disordini sociali di cui è padre lo spiritismo. [...]. (Enciclopedia Cattolica, Vol. XI, colonna 1135 seg., Imprimatur 1953).

Che cosa sono lo spiritismo ed i fenomeni delle cosiddette anime disincarnate