Ci assicura ben anche Isaia, che quando il Signore sente le nostre Preghiere, subito si muove a compassione di noi, e non ci lascia molto piangere, ma nello stesso punto ci risponde, e ci concede quanto gli domandiamo. Plorans nequaquam plorabis, miserans miserebitur tui, ad vocem clamoris tui, statim ut audierit, respondebit tibi (Is. 30.19). Ed in altro luogo parla il Signore per bocca di Geremia, e di noi lagnandosi dice: Numquid solitudo factus sum Israeli, aut terra serotina? Quare ergo dixit Populus meus: Recessimus, non veniemus ultra ad te? (Jer. 2.31). Perché (dice Iddio) voi dite, che non volete più ricorrere a Me? forse la mia Misericordia è terra sterile per voi, che non sappia darvi alcun frutto di grazie? o terra tardiva, che renda il frutto molto tardi? Con ciò il nostro amoroso Signore volle darci ad intendere, ch’Egli non lascia mai di esaudire, e di subito esaudire le nostre Preghiere, e con ciò vuol anche rimproverar coloro, che lasciano di pregarlo per diffidenza di non essere esauditi. Se Dio ci ammettesse ad esporgli le nostre suppliche una volta il mese, pur sarebbe un gran favore. I Re della Terra danno udienza poche volte l’anno, ma Dio dà sempre udienza. Scrive il Grisostomo, che Dio sta continuamente apparecchiato a sentire le nostre Orazioni; né si dà mai caso, ch’Egli essendo pregato come si dee, non esaudisca chi lo prega: Deus paratus continue ad vocem Servorum suorum est, nec unquam ut oportet vocatus non obaudivito. E altrove dice, che quando noi preghiamo Dio, prima che terminiamo di esporgli le nostre suppliche, Egli già n’esaudisce: Semper obtinetur, etiam dum adhuc oramus. Anzi di ciò ne abbiamo la promessa di Dio medesimo: Adhuc illis loquentibus, ego audiam (Is. 65.24). Il Signore, dice Davide, sta vicino ad ognun che lo prega, per compiacerlo, esaudirlo, e salvarlo: Prope est Dominus, omnibus invocantibus eum; omnibus invocantibus eum in veritate (cioè come si dee). Voluntatem timentium se faciet, et deprecationem exaudiet, et salvos faciet illos (Psal. 144.19). Ciò era quello, di cui gloriavasi Mosè dicendo: Non est alia Natio tam grandis, quae habeat deos appropinquantes sibi; sicut Deus noster adest cunctis obsecrationibus nostris (Deuter 4.7). I Dei de’ Gentili eran sordi a chi l’invocava, perché eran misere creature, che niente poteano; ma il nostro Dio, che può tutto, non è già sordo alle nostre Preghiere, ma sta sempre vicino a chi lo prega e pronto a concedere tutte le grazie che gli domanda: In quacunque die invocavero te, ecce cognovi, quoniam Deus meus (Psal. 55.11). Signore (diceva il Salmista) in ciò ho conosciuto esser Voi il mio Dio tutto Bontà, e Misericordia, in vedere che sempreché a Voi ricorro, subito Voi mi soccorrete. Noi siamo poveri di tutto, ma se domandiamo, non siamo più poveri. Se noi siam poveri, Dio è ricco; e Dio è tutto ‘liberale’, dice l’Apostolo, con chi lo chiama in aiuto: Dives in omnes, qui invocant illum (Rom. 10.12). Giacché dunque (ci esorta sant’Agostino) abbiam che fare con un Signore d’infinita potenza, e d’infinita ricchezza; non gli cerchiamo cose picciole e vili, ma domandiamogli qualche cosa di grande: Ab Omnipotente petitis, aliquid magnum petite. ...

Il valore della preghiera (parte 4). Da Del gran mezzo della preghiera, sant’Alfonso Maria de’ Liguori. SS n° 13, p. 8