Dannato è la creatura (angelo o uomo) che si trova nell’inferno e quindi è condannata all’eterna pena del danno e del senso, cioè alla separazione da Dio ed a varie sofferenze positive, che affliggono l’anima e, dopo la risurrezione della carne, anche il corpo. Il motivo determinante della dannazione è lo stato di peccato mortale personale nel momento della morte non eliminato da un atto di contrizione o dall’attrizione unita con un Sacramento (Penitenza o, nell’impossibilità di essa, Estrema Unzione). La dottrina della Chiesa, tratta dalla divina Rivelazione è esplicita nella Costituzione di Benedetto XII (DB, 530): «Definimus insuper quod secundum Dei ordinationem communem animæ decedentium in actuali peccato mortali mox post mortem suam ad inferna descendunt, ubi poenis infernalibus  cruciantur». I bambini (non ancora in età di ragione, ndR) morti senza Battesimo non vanno annoverati tra i dannati, perché subiranno la pena del danno (privazione della visione di Dio), ma non quella del senso (v. Limbo, Pena). Gli adulti morti senza Battesimo potrebbero andare nel Limbo, se non avessero altro peccato che quello originale; ma i Teologi (San Tommaso, S. Theol., I-II, q. 89, a. 7 ad 6) trovano moralmente o almeno psicologicamente impossibile che un uomo raggiunga l’uso di ragione e l’età adulta senza determinarsi per il bene o per il male (nella scelta del fine) e quindi senza giustificarsi, con l’aiuto della grazia, o senza commettere un grave peccato, rigettando la grazia e agendo contro la retta ragione. Essendo dottrina certa che l’Inferno è non soltanto uno stato, ma anche un luogo, ne consegue che i dannati sono legati al luogo infernale e vi si trovano come le sostanze spirituali sono presenti localmente (secondo la migliore opinione, per via di azione). È evidente che dopo la risurrezione della carne gli uomini dannati staranno localmente col corpo nell’Inferno. Dalla Sacra Scrittura si ricava che i Demoni (v. questa voce) possono trovarsi fuori dell’Inferno, in mezzo agli uomini, portando con sé la sofferenza infernale; ma si ritiene che ordinariamente gli uomini dannati non possono vagare fuori del luogo del loro tormento. Non ripugna però che Dio possa permettere che un’anima dannata apparisca in una forma qualunque ai viventi per un motivo degno e adeguato, come si legge in alcuni gravi documenti di tradizione. Così pure (in casi straordinari) Dio può sospendere l’applicazione del decreto di dannazione, subito dopo la morte in vista delle preghiere d’un Santo, cui concede di far ritornare un morto in vita perché si converta e muoia in grazia di Dio (cfr. il miracolo di San Filippo Neri sul figlio del Principe Massimo). Piolanti - Parente - Garofalo - Imprimatur 1952

 Dizionario di teologia dommatica.