Per gli antichi, «apocrifo» era un libro che conteneva dottrine religiose riservate ad iniziati; nel linguaggio ecclesiastico, invece, era un libro non ammesso alla lettura pubblica nella comunità nonostante la somiglianza che esso presentava, per il nome del presunto autore e per il contenuto, con i libri ispirati della Bibbia. Apocrifo, quindi, è un libro da escludersi perché non canonico (v. Canone). Tali libri erano di provenienza sospetta e messi in circolazione da sètte che volevano dare autorevole fondamento alla loro dottrina. Alcuni, però, sono frutto della pia curiosità di lettori che non trovavano nei Libri Sacri tante minute notizie su persone e periodi della storia sacra e vollero completarle con informazioni qualche rara volta di buona fonte ma nella maggioranza dei casi frutto di fantasia. Alcuni di questi scritti in buona fede trovarono credito tra i fedeli e gli scrittori ecclesiastici. Nell’attuale edizione ufficiale latina della Bibbia sono riportati in appendice gli apocrifi libri III e IV di Esdra, e la preghiera del re Manasse ispirati a testi canonici. Alcuni testi liturgici furono derivati dai suddetti due libri, per es. il Requiem (IV Esd. 2, 34 s.). Gli studiosi moderni dedicano particolare attenzione a questa considerevole produzione letteraria interessante per la conoscenza delle idee religiose e morali vigenti al tempo di Cristo. La vasta letteratura apocrifa, difficilmente accessibile ai lettori comuni, segue le grandi e minori divisioni dei due Testamenti. Gli Apocrifi del Vecchio Testamento, quasi sempre di autori giudei, sono di argomento messianico ed hanno talvolta subito interpolazioni cristiane. Qualcuno, come le Odi di Salomone, sembra di totale provenienza cristiana. Essi si possono distinguere, non certo adeguatamente, in libri storici, dedicati alle grandi figure del V. T., didattici, cioè di contenuto morale, e profetici o apocalittici, che riferiscono presunte rivelazioni sul mondo degli angeli, sui misteri della natura, sulla futura sorte d’Israele, sulla persona ed il regno del Messia. Tra gli apocrifi della prima classe è degno di nota il libro dei Giubilei o Piccola Genesi, scritto da un fariseo moderato verso la fine del II sec. a. C., in cui Mosè narra la storia del mondo dalla creazione fino all’esodo dall’Egitto, distribuendola in periodi giubilari di 49 anni. Altri libri: il III di Esdra, III dei Maccabei, l’Ascensione di Isaia, il Testamento di Salomone. Tra i libri didattici, sono notevoli: il Testamento dei Patriarchi, in cui i figli di Giacobbe profetizzano l’avvenire delle dodici Tribù da essi discendenti; i Salmi di Salomone e di David; le Odi di Salomone, il IV libro dei Maccabei. Dei libri profetici molto noto è il libro di Henoch, al quale probabilmente si riferisce l’apostolo Giuda nella sua lettera (v. 14 s.), che consta di vari scritti giudaici del II-I sec. a. C. ed è importante per la conoscenza delle idee religiose dei Giudei del tempo di Gesù. Tra l’altro il Messia è detto «Figlio dell’Uomo». Altri libri: l’Assunzione di Mosè, il IV di Esdra, l’Apocalisse di Baruch, gli Oracoli sibillini, libro di propaganda giudaica tra i pagani. Gli Apocrifi del Nuovo Testamento rimontano ai sec. II-III d. C. e vengono distinti in Evangeli, Atti, Epistole e Apocalissi. Il più diffuso evangelo apocrifo fu il Protoevangelo di Giacomo dedicato alla vita della Madonna e di S. Giuseppe ed alla infanzia di Gesù. Ha avuto larghissima influenza sull’arte cristiana e la liturgia ne ha ricavato la festa della Presentazione di Maria al Tempio; altri evangeli portano i seguenti titoli: secondo gli Ebrei, degli Ebioniti, secondo gli Egiziani, di Pietro, di Tommaso, di Nicodemo. Degli Atti vanno ricordati quelli di Pietro, di Paolo, di Giovanni, di Andrea, di Tommaso. Anche l’epistolario apocrifo è molto ricco; ricordiamo: la lettera di Abgaro re di Edessa a Gesù e la risposta del Redentore, l’epistola degli Apostoli; la epistola di S. Paolo ai Laodicesi, e la sua III lett. ai Corinti; le lettere scambiate tra Paolo e il filosofo Seneca. Delle Apocalissi si possono citare: l’Apocalisse di Paolo, di Pietro, di Tommaso. Si tratta, in generale, di una letteratura mediocre e farraginosa che tradisce l’imitazione dei modelli ispirati senza però avvicinarsi alla loro spontaneità ed equilibrio.