Iddio ha stabilito in mezzo a noi un’opera tale che, libera da ogni altro influsso e da Lui solo dipendente, riempie tutti i tempi e tutti i luoghi e porta per tutta la terra, insieme con l’impronta della Sua mano, il carattere della Sua autorità e quest’opera è Gesù Cristo e la Sua Chiesa. Egli ha costituito in questa Chiesa un potere che, da solo, è capace di umiliare gli orgogliosi e di rialzare i semplici e che, adatto tanto ai sapienti quanto agli ignoranti, imprime agli uni ed agli altri un medesimo rispetto. E contro questo potere vediamo ribellarsi i libertini col sogghigno del disprezzo: a questa autorità gli indifferenti mostrano noncuranza e disprezzo. Ma qual è la cosa veduta da questi “rari ingegni” non veduta prima dagli altri? Che ignoranza è mai la loro! E come facile riuscirebbe il confonderli, se deboli e presuntuosi come sono, non avessero tanta paura di essere istruiti! Questi ignoranti presuntuosi non videro nulla, non comprendono nulla e non hanno nemmeno (chiaro) stabilire il nulla al quale aspirano dopo questa vita. O Dio, che stato! Vedersi perfino messa in forse questa misera porzione! Essi non sanno se troveranno un Dio propizio o un Dio contrario. Se lo fanno eguale al vizio ed alla virtù, che mostro d’idolo ne risulta! Posto che non sdegni di giudicare colui che esso ha creato capace di scegliere il bene e il male, chi loro dirà quello che gli aggrada o gli dispiace, quello che 1’offende o lo placa? Donde appresero essi che tutto quello che si pensa intorno a questo primo Essere sia indifferente e che tutte le religioni sparse per il mondo gli siano ugualmente gradite? Perché ve ne sono delle false, ne segue forse che non ve ne sia una vera? Miseri noi, se più non ci fosse dato di discernere l’amico sincero, perché siamo circondati da ingannatori! Dove mai impararono che la pena e la ricompensa non esistono se non in virtù degli umani giudizi e che non v’è in Dio una giustizia, di cui quella che in noi risplende non è che una scintilla? Se poi esiste una tale giustizia suprema e quindi inevitabile, divina e perciò infinita, chi li assicurerà che essa non opera secondo sua natura e che una giustizia infinita non si esercita in fine per mezzo di un supplizio o di un godimento eterno ed infinito? Che cosa ne sarà dunque degli empi e degli indifferenti e quale scudo hanno essi contro la vendetta eterna di cui sono minacciati? Mancando loro un migliore rifugio andranno a sprofondarsi nell’abisso dell’ateismo e metteranno il loro riposo in un furore che non trova quasi posto negli spiriti? Chi scioglierà loro questi dubbi, poiché vogliono chiamarli con questo nome? La ragione, ch’essi prendono per unica guida, non presenta loro che difficoltà e congetture. Le assurdità in cui inciampano, negando o disprezzando la religione, sono ben più dure e difficili a digerirsi, che non le verità la cui altezza fa loro dare il capogiro; per non voler credere a misteri incomprensibili ma sublimi, ingoiano gli uni dopo gli altri, errori non meno incomprensibili, ma per soprappiù assurdi. Che cosa è dunque, in fin dei conti, la loro infelice incredulità, o imperdonabile indifferenza, se non un errore sterminato, un errore colpevole, una temerità che tutto rischia, una stupidità volontaria, un orgoglio insomma che non può patire il suo rimedio? Che colpevole accecamento, che irreparabile disgrazia è mai quella di passare la vita intera in una dannosa indifferenza intorno all’avvenire dell’anima propria, il dimenticare affatto i propri doveri di uomo e di cristiano, il vivere e morire in questa cieca indifferenza! Come riuscirà terribile lo svegliarsi in questo stato, nell’eternità! «O voi che dormite, scuotetevi, dice il grande Apostolo, e levatevi su di mezzo ai morti e il Cristo vi illuminerà» (Eph. V, 14). [Il commentatore - Ab. Barbier - ha citato il Bossuet, Oraison funèbre d’Anne de Gonzague]

I Tesori di Cornelio Alapide.