Quanto cieco sia il peccatore. 1° Il peccatore non vede perfettamente la malizia del peccato, perchè se lo vedesse così deforme, così crudele, ecc. non gli basterebbe mai l’animo di abbandonarvisi. Il peccato l’inganna accecandolo. 2° Egli non comprende quel che fa peccando, giacché opera contro i lumi della sua intelligenza. «Una volta non eravate che tenebre» cioè peccatori, scriveva San Paolo agli Efesini - Eratis aliquando tenebrae (Eph. V, 8). Osservate che l’Apostolo chiama tenebre i peccati: 1° perchè i peccatori non vedono volentieri la luce, ma desiderano le tenebre, perchè il peccato è quanto v’ha di più vergognoso, e vile e degradante; 2° perchè i peccati accecano la ragione. Il peccato trae sempre sua origine o dall’errore, o dall’imprudenza, o dal difetto d’esame, o dall’inavvertenza della ragione e dell’intelletto; allorché poi è commesso, istupidisce, acceca, falsifica la coscienza; e con ciò s’addensano ognor più le tenebre in mezzo alle quali il peccatore s’è inoltrato secondo la sentenza di S. Gregorio, « che nei peccati v’è densa caligine, e che quegli che li commette, è trascinato in fondo a fitte tenebre». «Non peccate, scrive S. Agostino, e Dio che è il vero sole non cesserà di risplendere ai vostri occhi; se al contrario cadete in colpa, Dio tramonterà al vostro sguardo. Se vi piace godere della luce, siate voi medesimi puri e splendidi come la luce; ma se vi piacciono le tenebre e le tenebrose passioni, state certi che sarete da esse non solo oscurati, ma accecati». I peccati hanno il nome di tenebre perchè ne hanno tutta la somiglianza; infatti: 1° Le tenebre son la privazione della luce, e i peccati la privazione della grazia, la quale è alla nostr’anima e al nostro cuore ciò che è il sole alla terra. 2° Quegli che cammina fra le tenebre, non vede nulla e spesso mette il piede in fallo e cade; così pure per la strada della salute quelli che peccano non vedono nulla, cadono e si imbrattano. 3° Gli uccelli notturni fuggono la luce perchè li abbaglia; i peccatori temono la luce di Dio e degli uomini, secondo le parole di Gesù Cristo: «Chi fa male, odia la luce» - Qui male agit odit lucem et non venit ad lucem, - «affinché le azioni sue non siano riprese, corrette, castigate» - ut non arguantur opera eius (Ioann. III, 20) 4° I peccati sono anche chiamati tenebre, in quanto che sono opere del Demonio, principe delle tenebre. 5° Perchè i più dei peccati si commettono nelle tenebre. 6° Perchè nascono dalle tenebre, che vuol dire da un errore pratico, il quale porta il peccatore a credere che egli può carezzare la sua passione, per quanto vile ella sia ed anche a costo di perdere Dio, l’anima e i beni eterni: il che è senza contrasto il sommo della cecità, l’eccesso della follia. 7° Perchè il peccato immerge sempre più lo spirito nelle tenebre. 8° Perchè il peccato mortale conduce alle ultime ed eterne tenebre, che son quelle dell’inferno. La luce è cosa salutare, anzi necessaria per la vita degli uomini e d’ogni creatura, mentre nocive e mortifere sono le tenebre: così pure la fede e la grazia di Gesù Cristo sono la sorgente della salvezza e procurano la vita eterna, mentre i peccati indeboliscono l’anima e le danno la morte. « Andranno brancolando come ciechi, dice Sofonia, perchè peccarono contro Dio » - Ambulabunt ut caeci, quia Domino peccaverunt (Sophon. I, 17). «Il cammino che battono gli empii è ingombro di tenebre, leggiamo nei Proverbi: essi non sanno né quando, né dove cadranno» - Via impiorum tenebrosa: nesciunt ubi corruant (Prov. IV, 19). 5. Il mondo vive nella cecità spirituale. - «Gesù Cristo, scrive S. Giovanni, era la luce vera, la quale illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Egli era nel mondo e il mondo per Lui fu fatto, ma il mondo non lo conobbe. Egli venne in casa sua, e i suoi non lo ricevettero » - Erat lux vera, quae illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum. In mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognovit. In propria venit, et sui eum non receperunt (Ioann. I, 9-11). E Gesù Cristo anch’Egli diceva al Padre: «Padre santo, il mondo non vi ha conosciuto» - Pater iuste, mundus te non cognovit (Ioann. XVII, 25). «Il mondo, scrive S. Bernardo, ha pur esso le sue notti, e non brevi e non poche. Ma che dico? il mondo ha le sue notti! mentre, ahimè! è egli medesimo una notte continua, e non vive se non nelle più cupe tenebre. E non è forse oscurissima notte la perfidia dei Giudei; notte l’ignoranza dei pagani; notte la depravazione degli eretici; notte la vita animalesca e sensuale dei cattolici? non è il regno delle tenebre, là ove non si comprendono le cose divine?». Leggiamo nella Scrittura che le tenebre coprivano la superficie dell’abisso: - Tenebrae erant super faciem abyssi (Gen. I, 2). Ora, il mondo è la superficie degli abissi infernali: esso è involto nel tetro fumo che si sprigiona copioso dalle fiamme eterne. «Le tenebre avvilupperanno il mondo, tenebrosa notte piomberà sui popoli», possiamo dire con Isaia: - Tenebrae operient terram et caligo populos (Isaia LX, 2). Sta scritto che alla morte di Gesù «spesse tenebre si sparsero su tutta la terra» - Tenebrae factae sunt super universam terram (Matth. XXVII, 45). Per i peccatori queste tenebre non sono ancora scomparse: le massime del mondo, la sua morale corrotta, i suoi scandali, la sua incredulità provano che esso sta sepolto nelle più orrende e pericolose tenebre. Quindi il real Profeta lo chiama «terra d’oblio» - Terra oblivionis (Psalm. LXXXVII, 13).