Una schiera di anime generose e vibranti, che si dedicano all’apostolato cristiano ed all’azione cattolica, per risolvere in un modo consolante il problema della preghiera e per aumentare sempre più il merito delle loro opere buone, sono divenute ammiratrici del... telefono. Qualcuno riderà di questo strano avvicinamento di idee: il telefono e la preghiera. Il telefono, in qualche città almeno, rappresenta quell’apparecchio terribile, inventato per la disperazione del genere umano, che renderebbe idrofobo anche l’individuo più calmo del mondo. È verissimo; ed intorno a ciò regna un consenso universale indiscutibile. Ma il nostro “telefono” è ben diverso ed opera miracoli. Dal giorno nel quale si diventa “telefonisti”, comincia un’epoca nuova nella vita; quest’ultima subisce una specie di benefica “rivoluzione”; tutto il nostro essere resta trasformato; sembra quasi che un soffio vivificatore, dapprima sconosciuto, ci agiti e ci allieti. Tutti coloro che ne hanno fatto l’esperienza, tutti - dico - senza eccezione di sorta - sono concordi in tale constatazione e soggiungono che solo allora, per la prima volta, hanno compreso con chiarezza cosa significa la religione. Si racconta che un dì due studenti, avviati verso l’Università di Salamanca, si fermarono stanchi ad una fontana, per dissetarsi e per riposare; e su una pietra vicina lessero queste parole: «Qui è sepolta l’anima di Pietro Garcias». Come mai - esclamò uno dei giovani - si può seppellire un’anima sotto una pietra? Sghignazzò e proseguì la sua strada. L’altro compagno, rimasto incuriosito dalla strana iscrizione, rimosse la pietra, scavò e scoprì un tesoro. Anche voi, se non sarete superficiali e mediterete attentamente questo capitolo sul... “telefono”, troverete un tesoro, che forse oggi vi manca e che vi renderà spiritualmente più ricchi. Permettetemi, quindi, di narrarvi con tutta semplicità l’esperienza religiosa di queste anime, i loro propositi e le speranze.

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