Padre Daniele raccontò di lui [di Padre Arsenio] che non voleva mai trattare di questioni riguardanti la Scrittura, benché avesse potuto farlo se avesse voluto. Non era neppur facile che scrivesse una lettera. Quando, di tanto in tanto, veniva in chiesa, si sedeva dietro ad una colonna perché nessuno lo vedesse in viso e per non guardare a sua volta nessuno. Il suo aspetto era angelico, come quello di Giacobbe [la fonte dovrebbe essere una antica tradizione non nota]. Era tutto canuto, di figura elegante, asciutto. Aveva una lunga barba che gli arrivava fino al ventre, mentre le ciglia gli erano cadute dagli occhi per il pianto. Era alto, ma incurvato dalla vecchiaia. Visse novantacinque anni: quaranta nel palazzo di Teodoro il Grande, di divina memoria, come precettore dei divinissimi Arcadio e Onorio; quaranta a Scete, dieci a Tura sopra a Babilonia di fronte a Menfi, tre a Canopo di Alessandria; e gli ultimi due ritornò a Tura, dove morì, compiendo la sua corsa (cf. 2Tm., 4, 7) nella pace e nel timore di Dio, poiché era un uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede (At. 11, 24). «Mi ha lasciato il suo mantello di pelle, un cilicio di pelo bianco e sandali di fibra di palma. Ed io indegno li ho indossati, per riceverne benedizione» (105d - 108b; PJ XV, 10). (Citazioni scelte da www.padrideldeserto.net).

desert fathers1