Il padre Agatone aveva un tempo due discepoli che conducevano una vita solitaria; un giorno chiese a uno: «Come vivi nella tua cella?». Egli rispose: «Digiuno fino a sera, quindi mangio due piccoli pani». L’anziano gli disse: «Buon regime, senza gran fatica». Chiese anche all’altro: «E tu come?». Rispose: «Digiuno un giorno sì e un giorno no e ogni due giorni mangio due piccoli pani». Gli dice l’anziano: «Sei teso nello sforzo, perché devi sostenere due battaglie: se uno mangia ogni giorno senza saziarsi, si affatica; c’è invece chi un giorno digiuna e un giorno si sazia. Tu invece fai il doppio, digiuni e non ti sazi mai» (113c-116a). Un fratello interrogò il padre Agatone sull’impurità. Gli dice: «Va’, getta innanzi a Dio la tua infermità e troverai quiete» - Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno, mai permetterà che il giusto vacilli (Sal. 54,23). Si ammalarono un giorno il padre Agatone ed un altro degli anziani e si misero a letto in una cella. Ora, un fratello leggeva loro dal libro della Genesi, e arrivò al capitolo in cui Giacobbe dice: «Giuseppe non è più, Simeone neppure, e volete togliermi anche Beniamino; voi farete scendere con dolore la mia vecchiaia nella tomba» (Cf. Gn. 42, 36 seg). Intervenne allora l’altro anziano: «Non ti bastano gli altri dieci, padre Giacobbe?». «Taci, anziano!, disse il padre Agatone, se Dio giustifica, chi potrà condannare? (Rm 8,33)» (116ab). Il padre Agatone disse: «Se so che qualcheduno mi porta a commettere una mancanza, sia pure una persona che mi è straordinariamente cara, tronco ogni rapporto con lei». Disse ancora: «Bisogna che l’uomo sia sempre intento al giudizio di Dio». Mentre dei fratelli parlavano sulla carità, il padre Giuseppe disse: «Ma sappiamo noi che cos’è la carità? (Cf. Ec. 9,1). E raccontò che il padre Agatone possedeva un coltellino; venne da lui un fratello e lo ammirò, ed egli non lo lasciò andare senza che lo avesse preso» (116bc). Il padre Agatone diceva: «Se potessi incontrare un lebbroso, dargli il mio corpo e prendere il suo, lo farei volentieri: questo è l’amore perfetto». Da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999.

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