Padre Amoe raccontò: «Mi sono recato dal padre Achilla insieme al padre Vitimio, e l’ho udito meditare questa parola: «Non temere, Giacobbe, di discendere in Egitto» (Gn. 46,3). A lungo continuò a ripetere (cf. Ruminatio) questa parola. Quando bussammo, ci aprì e ci chiese: - Da dove venite?  [...] - Dal monte di Nitria. - Che cosa posso fare per voi?, ci chiese, perché venite da lontano. E ci fece entrare. Lo vedemmo lavorare molto per intrecciare corde durante la notte, e gli chiedemmo di dircene la ragione. - Da sera fino a ora, egli disse, ho intrecciato una lunghezza di 120 piedi, e certamente non ho bisogno di lavorare tanto. Ma temo che il Signore si adiri contro di me e mi rimproveri dicendo: - Tu potresti lavorare; perché non lo fai? Per questo cerco di impiegare tutte le mie forze. Ce ne andammo edificati» (125ab). Un’altra volta, un grande anziano venne dalla Tebaide a trovare il padre Achilla, e gli disse: «Padre, sono tentato verso di te». L’altro gli dice: «Ma via, anziano! Proprio verso di me sei tentato?». L’anziano per umiltà rispose: «Sì, padre». Vi era lì presso la porta un anziano cieco e zoppo. L’anziano gli disse: «Volevo stare qui alcuni giorni, ma, a causa di questo anziano, non posso». A queste parole il padre Achilla ammirò l’umiltà dell’anziano e disse: «Questa non è impurità, ma invidia dei demoni malvagi» (125bc). Da Op. cit., edizione Città Nuova, 1999.

desert fathers1