Cesario racconta il seguente episodio che pare quasi incredibile. Da poco era morto un uomo di pessima vita, per il quale si erano fatte molte preghiere, tuttavia già lo stavano portando alla sepoltura. Quando improvvisamente quell’uomo ritornò in vita, si alzò pieno di forza e, nel contempo, carico di spavento. «Che cosa mai ti è avvenuto?», domandarono gli astanti in preda ad uno sbalordimento indescrivibile. «Dio, - rispose il soggetto - mi ha appena concesso una grazia importantissima: Egli mi ha fatto vedere l’Inferno, immenso oceano di fuoco, dove avrei dovuto essere sepolto per i miei peccati; ma mi venne concessa una dilazione, acciocché io li sconti con la penitenza». Da quel momento il peccatore fu cambiato in un altro uomo. Non pensava più che ad espiare le sue colpe con lacrime, digiuni, e preghiere. Camminava poi a piedi nudi sui rovi e le spine, non si nutriva che di pane ed acqua, distribuendo ai poveri tutto ciò che guadagnava con le sue fatiche. Quando qualcuno gli consigliava di moderare le inaudite austerità, rispondeva risoluto: «Ho veduto l’Inferno, e so che nulla è troppo per evitarlo. Ah l’Inferno! Se tutti gli alberi di tutte le foreste fossero ammucchiati a formare un vastissimo rogo, e se l’accendessero, io preferirei stare tra quelle fiamme sino alla fine del mondo, anziché sopportare per un’ ora sola il fuoco dell’Inferno». Il peccatore, mediante la sua vita penitente, diventò un santo. E pensare che certi peccatori incalliti, commenta il P. Belmonte, scherzano intorno al fuoco dell’Inferno! Se siamo saggi, facciamo penitenza dei peccati commessi, e sarà questa l’unica via per scampare dal luogo del pianto sempiterno.

(Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Op. cit., 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 190 e 191).

A cura di Carlo Di Pietro

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