Un tempo San Vincenzo Ferreri stava predicando in Maiorica ed andò a raccomandarsi da lui un bettoliere. «Padre mio - cominciò a dire quel bettoliere tutto atteggiato a pietà da “digradarne” (da far sfigurare) un anacoreta - voi siete un gran predicatore, anzi siete un gran santo, tutti vi vengono ad ascol­tare, si convertono tutti alle vostre prediche (…)». «Ma basta - gli rispose San Vincenzo - basta, figlio mio: dite subito che vi occorre». Rispose il bettoliere: «Ecco qui, Pa­dre, io sono un disgra­ziato: vendo vino, una gran folla d’avventori viene alla mia bottega, in quanto poi a pagarmi chi si è visto si è visto. Io non so proprio come andare avanti nella vita. Ho una famiglia che si trova addirittura in seria difficoltà. Voi dovreste dire dal pulpito, alla gente di questa città, che coloro i quali vengono a fornirsi di vino nella mia bot­tega hanno l’obbligo di pagarmi. Non dico io bene, Padre mio?». Commentò San Vincenzo con le labbra un poco atteggiate a sorriso: «Avete ragione certamente, però sentite una mia domanda prima di fare dal pulpito una raccomandazione per voi. Voi date buon vino a tutti quelli che vengono alla vostra bottega?». Ed il bettoliere: «Buono, buonissimo (scrive “schietto, schiettissimo”), Padre mio, e sarei pronto a prendere proprio un giuramento». Soggiunse San Vincenzo: «Lasciamo da parte i giuramenti, figliuolo: piut­tosto vorrei che mi portasse qui un poco del vino che vendete in bottega alla gente di questa città». Il bettoliere, alla proposta del Santo, rimase contento “co­me una Pasqua” ed il giorno seguente recò a San Vincenzo una fiaschetta di vino. Il Santo, veduta quella fiaschetta, domandò freddamente: «Tutto il vino che avete venduto e vendete è stato ed è della medesima qualità di quello che sta chiuso ora in questa fiaschetta?». «Tutto, Padre, tutto - rispose baldo e sicuro il bettoliere». «Bene, figliuolo - disse allora San Vincenzo - versate, vi prego, tutto questo vino qui», e, così dicendo, spostò la parte anteriore del suo scapolare. «Ma, Padre mio, non posso farlo - ripigliò subito il bettoliere - io vi insudicerei tutto l’abito, proprio tutto». Ed il Santo: «Non temete per l’abito: versate, via». Il povero bet­toliere, messo alle strette, dovette versare. Allora sullo scapolare si versò (scrive “scappò”) una grande quan­tità d’acqua limpida e cominciò a scor­rere sul pavimento della stanza, rimanendo poche gocce di vino nero rapprese allo scapolare. Quelle poche gocce davano il colore all’acqua venduta dal bettoliere per vino. San Vincenzo, con voce che suonava esortazione paterna, prese su­bito a fare una predica a quel poveretto, e tra le altre cose gli disse: «Figlio mio, voi siete tenuto a restituire tutto il danaro che avete rubato alla gente venuta da tanti anni nella vostra bot­tega con l’intenzione di comprare vino e che in­tanto comprò sempre acqua. Pensateci subito ed aggiustate la vostra coscienza (il Santo esorta il peccatore a riparare, a soddisfare)». Nei tempi nostri ci vorrebbero “mille Vincenzi Ferreri” per ridurre un poco a cristiani coloro che vendono alla povera gente le bevande ed i cibi contraffatti.

(Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 249 - 251).

A cura di Carlo Di Pietro

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