Ditelo voi se la religione cristiana non sia la vera operatrice di divine meraviglie in mezzo al correre dei secoli. L’anno 1622, nel Giappone, succedeva quello che stiamo per narrare. Il Beato Carlo Spinola, religioso della Compagnia di Gesù, che tanto bene aveva operato con le sue fatiche apostoliche in mezzo agli idolatri giapponesi, venne martirizzato da quegli stessi idolatri. Lo Spinola aveva istruito con amore speciale, e poi battezzato, un caro ragazzino per nome Ignazio. I genitori del ragazzino amavano teneramente il santo Gesuita, spesso gli davano ospitalità e lo provvedevano di tutto, giacché erano assai ricchi. L’amore di Ignazio, poi, per il suo carissimo Padre spirituale era del tutto straordinario. Il padre del ragazzo, poco prima del 1622, era stato preso e martirizzato in quanto cristiano. Quando il fanciullino seppe che suo padre era morto per la santa fede parve assai commosso, ma poi, padroneggiandosi, disse, quasi balbettando: «Io pure sarò martire, ed anche voi, madre mia». Quella santa donna, chiamata Isabella, pianse di consolazione. Intanto il fanciullo con quelle parole fu veramente profeta, certamente ispirategli dallo Spirito Santo. Portento d’un fanciullo! Se si voleva far stare allegro e contento, non si doveva far altro che condurlo a vedere un cimitero. Egli desiderava la morte, non altro che la morte per amore di Gesù Cristo. Quasi si disperava quando, sovente per scherzo, gli veniva detto ch’egli non doveva morire martire... Intanto il Padre Spinola venne preso e, come il capo di tutti quei cristiani, venne condannato alla pena del fuoco. Gli altri cristiani, in gran numero, vennero presi e condannati alla decapitazione proprio nel luogo dove il Padre Spinola doveva essere arso. Anche Isabella ed Ignazio furono presi e condannati alla pena della decapitazione. Consideriamo adesso un divino spettacolo di coraggio. Il santo Gesuita fu legato ad un palo e le fiamme stavano per avventarglisi alla vita ed incenerirlo. Attorno a lui si vedevano cristiani in gran numero, ai quali doveva essere troncata la testa dai carnefici da un momento all’altro. Lo Spinola era intrepido, intrepidi erano tutti quei cristiani. In un momento il missionario apparve un poco inquieto, girò gli occhi attorno e non vide tra quelli che aspettavano la morte il suo Ignazio, il fanciullo di quattr’anni, quel bambino che tanto desiderava il martirio. Quel Padre ne sentì una lanciata al cuore. Ma ecco, ecco che vide la madre Isabella, gridò allora: «Dov’è il mio piccolo Ignazio? Io non lo vedo. Ove lo lasciasti? Ed hai coraggio di morire senza il tuo figlio al fianco?». Rispose Isabella tutta lieta: «Eccolo», e alzandolo sulle braccia, lo mostrava al martire Gesuita. Proseguì la donna: «Voi, o Padre, non potevate vederlo, perchè il mio e vostro Ignazio è troppo piccolo e la folla lo nascondeva ai vostri occhi: non ha più di quattr’anni il mio bambino!». La madre aveva vestito quel fanciullo degli abiti di festa, e quegli abiti, essendo bianchi, lo facevano apparire un angelo. «Ignazio - disse poi quella eroica donna al bambino - Ignazio, via, parla al tuo Padre spirituale: egli è legato a quel palo per soffrire il martirio! Via, domandagli la benedizione, quella benedizione che tante volte gli hai domandato!». Il piccolo Ignazio, allora, volle scendere dalle braccia della madre, si mise in ginocchio, congiunse devotamente le manine e domandò la benedizione al Padre Spinola! A quell’atto si levò un sordo mormorio di voci, e i manigoldi, temendo una dimostrazione a favore dei cristiani condannati, cominciarono usare le mannaie. In pochi istanti vennero tagliate molte teste ed alcune caddero ai piedi del fanciullo, e tra le altre quella della propria madre. Egli ne sentì spavento? Niente affatto: con un coraggio sovrumano s’inginocchiò dove scorreva il sangue della madre, si denudò con le manine il collo e poi lo porse lieto allo spietato carnefice per essergli reciso. La testolina cadde e andò ad unirsi a quella della madre! Che ne dite voi del coraggio del martire di quattro anni? Io faccio a lui questa breve preghiera: + O santo martire, prega per tutti quei cristiani che non sanno sostenere per amore del loro divino Maestro neppure la più piccola puntura d’un ago! Così sia. + (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 537 - 540).

A cura di Carlo Di Pietro

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