Quando i missionari cattolici entrarono la prima volta nel Perù, successe, fra tanti altri, anche questo fatto. Un barbaro principe, a capo d’una di quelle selvagge tribù, portava la desolazione in mezzo a quei poveretti che si erano convertiti alla fede cristiana. Quel principe, non so per quale gusto infernale, si compiaceva d’insultare e di profanare le sacre immagini che i missionari davano ai fedeli. Quando poteva avere in mano un’immagine a cui fare sfregio, egli sguazzava in una feroce allegria. Al suo passaggio i poveri cristiani fuggivano e salvavano, come potevano, gli oggetti di devozione. Un giorno il barbaro vide un cristiano che scappava con un sacco sulle spalle. Gli comandò di fermarsi e volle vedere che cosa nascondeva dentro quel sacco. Proprio dentro quel sacco stava nascosto un gran crocifisso, che il povero cristiano voleva salvare dalla profanazione del feroce principe. Veduto il crocifisso, il principe domandò con ghigno beffardo al cristiano: «Chi è il malfattore affisso a questa croce?». E il cristiano, coraggioso, subito rispose: «Questo è proprio Gesù Cristo, Salvatore del mondo e vero Figlio di Dio». «È proprio, dici, Gesù Cristo, Salvatore del mondo e vero Figlio di Dio?», replicò il barbaro, compitando le parole e arricciando le grosse labbra per meraviglia e disprezzo. «Andiamo alla mia tenda, subito». Arrivati alla tenda, il disgraziato principe prese in mano il crocifisso e domandò di nuovo al cristiano: «Dunque chi è il malfattore affisso a questa croce?». «È proprio, proprio Gesù Cristo, ho detto, vero Figlio di Dio, che si fece uomo, che volle morire per i peccati del mondo», rispose il cristiano. «Che? Quest’uomo crocifisso voi lo chiamate Dio?», rispose il principe. «Sì, quel che tu vedi è il Figlio di Dio, Creatore del Cielo e della terra», disse il fedele. Rispose il barbaro: «Insensati che siete! voi onorate dunque come Dio questo infame giustiziato?». Dette queste ultime parole e pronunziata quest’ultima bestemmia, il miserabile principe lordò con un grosso sputo la santa immagine. Oh prodigio! Al medesimo istante il crocifisso rialzò la penzolante testa, aprì due occhi spaventevoli e li fissò verso il principe e verso gli ufficiali che lo circondavano. Quello sguardo d’un’immagine inanimata li agghiacciò tutti di spavento, e, simili ai soldati che guardavano la tomba di Cristo, rimasero come colpiti a morte. Quando ripresero i sensi, si alzarono tremanti ed il principe esclamo: «Sì, è grande e terribile questo crocifisso, Dio dei cristiani: egli è il vero Dio». Gli ufficiali ripeterono le medesime parole. Il barbaro già è convertito e chiese per sé, per gli ufficiali e per i sudditi il battesimo. Ah, se tanti insultatori del crocifisso avessero al presente la grazia ch’ebbe quel barbaro principe del Perù! Senza ammettere in questi giorni una grande influenza satanica, è impossibile spiegare l’odio che tanti uomini battezzati hanno in cuore per il crocifisso. Uomini veramente disgraziati!. (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 546-548).

A cura di Carlo Di Pietro

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