San Tommaso di Villanova, divenuto Arcivescovo, si propose d’osservare scrupolosamente, tra le altre, questa regola: risparmiare per sé molto e dare molto ai poveri. Passava subito dalle parole ai fatti. Un giorno aveva bisogno d’un sarto per raccomodargli un vecchio giustacuore, tanto per non buttare danaro a comprarsene uno nuovo. Il sarto si presentò e Tommaso cominciò a lesinare sulla mercede da dargli. Quel povero operaio se ne disgustò grandemente, e, uscito appena dalla stanza dell’Arcivescovo, ne menò lamenti con un ecclesiastico, dicendo che Tommaso si mostrava assai avaro con lui; egli aveva tanti bisogni, tra i quali urgevano assai quelli di provvedere alla dote di due figlie, e non sapeva intanto ove mettere le mani. L’ecclesiastico esortò il sarto a domandare all’Arcivescovo stesso un sussidio per maritare le figliuole. «Poh! - fece quel sarto - ma se l’Arcivescovo è così taccagno e spilorcio da non volermi quasi pagare il lavoro d’un giustacuore vecchio e rattoppato, vorrà poi essere tanto generoso da pensare, anche per una minima parte, alla dote delle mie povere e pericolanti figliuole?». «Ma fa come io ti consiglio, buon uomo, ripigliò l’ecclesiastico, e vedrai». Il sarto, sebbene con nessuna speranza in cuore, s’armò di coraggio ed espose all’Arcivescovo il suo caso. San Tommaso l’ascoltò benignamente e gli promise che avrebbe fatto prendere le informazioni necessarie, e poi, se il bisogno fosse reale, avrebbe sicuramente provveduto. Quel sarto cadeva dalle nuvole, non si raccapezzava, e scendendo le scale del palazzo arcivescovile andava ruminando tra sé: «Ma questo Arcivescovo dev’essere un matto addirittura: lesina sulla paga d’un vecchio giustacuore e poi quasi mi promette la dote per le figliuole ! Un matto... .vedremo....». Intanto le informazioni vennero prese subito, e si vide che il sarto aveva detto la pura verità. San Tommaso gli disse con volto benigno: «Hai proprio ragione, figlio mio: io pensai, quando mi facesti la proposta, di darti trenta scudi per ogni figliuola, ove le informazioni fossero riuscite favorevoli. Ora penso che trenta scudi per quelle buone figliuole sono troppo poca cosa, e ne voglio dare cinquanta». E gli diede gli scudi immediatamente. Quell’uomo non seppe fare altro che buttarsi piangendo ai piedi del santo Arcivescovo per pregarlo di perdonargli il falso giudizio che aveva fatto di lui, riputandolo avaro e gretto. «Hai ragione, figliuolo - gli rispose benignamente - io sono molto avaro con me stesso, ma allargo assai la mano coi bisognosi. Intanto il mondo nostro è molto prodigo con se stesso e molto avaro cogli altri.

Da «Racconti Miracolosi», Padre Giacinto da Belmonte, 1887, Vol. II, Roma, Coi Tipi di Mario Armanni, nell’Orfanotrofio Comunale.

intro-racconti-miracolosi.jpg