La concordia - insegna Papa Pio XII nella «Orientalis Ecclesiae», 9.4.1944 - «Richiede unità di fede, unità di amore (verso Dio e verso il prossimo), unità di obbedienza». Nello stesso luogo asserisce: «Non è lecito, neppure sotto colore di rendere più agevole la concordia, dissimulare neanche un dogma solo: giacché, come ammonisce il Patriarca Alessandrino [San Cirillo d’Alessandria, ndR]: “Desiderare la pace è certamente il più grande ed il precipuo dei beni, però non si deve per siffatto motivo pretendere che ne vada di mezzo la virtù della pietà di Cristo”. Pertanto NON conduce al desideratissimo ritorno degli erranti alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali tutte o almeno la maggior parte delle Comunità, che si gloriano del nome Cristiano, si trovino d’accordo; ma [conduce a Cristo] l’altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata [e dalla Chiesa definita, ndR]».

Questa infallibile sentenza del Pontefice è un’esplicita condanna al sistema dell’ecumenismo (cfr. «Condanne della Chiesa all’ecumenismo»).

Papa Pio IX nella «Si Divinus Magister» (15.11.1877) asserisce: «Dovete mantenere con Noi una perfetta unanimità di pensieri e di opere per ribattere gli sforzi dell’empietà e della ribellione ripudiando ogni estranea investigazione e contesa. Guidati da questa prudente determinazione, accoglierete con docilità e riverente ossequio, ed eseguirete con esattezza i Documenti ed i consigli di questa Santa Sede, e per tal modo facilmente eviterete le frequenti insidie di coloro, che sapienti agli occhi propri ed arogantisi l’arbitraria missione di consigliare e persuadere quello che essi temerariamente pensano doversi fare per condurre l’ordine e la pace, non pochi dei Nostri figli, anche fra i più devoti a Noi, allettati dallo splendore dell’ingegno e della dottrina, a poco a poco distolgono dall’usata riverenza pei Nostri ammonimenti: e rompendo con ciò l’unanimità, dividono le forze cattoliche, che dovrebbero, unite, tener testa ai nemici. Noi pertanto preghiamo Iddio che vi faccia continuare sempre a combattere per la giustizia con Noi e secondo gli avvisi di questa Cattedra di verità, e così meritare le grazie necessarie in sì difficile combattimento ed infine conseguire il premio preparato ai combattenti per una tale causa».

Insegna Papa Leone XIII nella «Immortale Dei» (1.11.1885): «Quanti vi sono degni del nome di Cattolici, è indispensabile che siano e si mostrino apertamente amorossimi figli della Chiesa: che rigettino da sé, senza punto esitare, tutto quello che è inconciliabile con tale professione: che volgano i politici ordinamenti, in quanto onestamente si può fare, a difesa della causa della verità e della giustizia: che si sforzino di ottenere che la libertà non trapassi mai i confini, assegnati dalle leggi della Natura e di Dio: che si adoperino a far ripiegare la presente società verso l’ideale della Società Cristiana». Una palese condanna alla cosiddetta laicità.

Ed ancora: «Nondimeno si badi soprattutto di conservare l’accordo dei voleri e l’unità dell’azione. Ed ambedue queste cose pienamente si otterranno, se ciascuno terrà in conto di legge le prescrizioni della Sede Apostolica, si porgerà docile verso i Vescovi, che lo Spirito Santo pose a reggere la Chiesa. La difesa della Fede Cattolica richiede assolutamente che nel professare le dottrine insegnate dalla Chiesa siano tutti d’un sentimento solo, e di una incrollabile costanza; e da questo bisogna star bene in guardia di non lasciarsi andare ad essere conniventi all’errore, o ad opporgli più debole resistenza che la verità non comporti».

Il Pontefice, è necessario precisarlo, indica le norme ordinarie di comportamento verso gli uomini Chiesa in una condizione che possiamo definire normale; ben differente dalle cinquantennali detestabili vicende che vedono la Chiesa ostaggio dei modernisti: i primi ad aver rifiutato la concordia, barattando la verità con gli errori.

Papa San Pio X ne «Il fermo proposito» (11.6.1905) afferma: «È soprammodo importante che i Cattolici procedano con esemplare concordia tra di loro; la quale peraltro non si otterrà, se non vi ha in tutti unità d’intenti».

Il medesimo Pontefice nel Motu proprio «Fin dalla prima» (18.12.1903) scrive: «Poiché le divergenze di vedute nel campo pratico mettono capo assai facilmente in quello teoretico, ed anzi in questo necessariamente devono tenere il loro fulcro, è d’uopo rassodare i principii onde deve essere informata [tutta] l’azione cattolica».

E Papa Pio XII nella «Cum proxime exeat» (12.3.1943) asserisce: «Con impegno ogni giorno maggiore sforzatevi di mantenere salda la concordia e l’unione degli animi, senza di che nulla può conservarsi a lungo, nulla tornare fruttuoso. Alimentate e rafforzate una strettissima unione con i Vescovi, e, sopratutto, con il Romano Pontefice, il che è sicuro pegno di successo. “Vi scongiuro... che diciate tutti lo stesso... che siate perfetti nello stesso sentire e nello stesso pensare”». Sta citando San Paolo, I Cor., I, 10.

Chiudo con Papa Pio XI in «L’annonce du VI Congrès» (2.9.1936): «Nel momento in cui le forze del male si riuniscono per meglio prendere il volo e slanciarsi all’attacco (…) è di stretto obbligo serrare le file. (…) I Cattolici non ignorano le fonti inesauribili di cui la Chiesa è fortunata depositaria per la soluzione di ogni questione sociale, morale, religiosa, in ogni tempo e in ogni luogo, grazie alle infallibili dottrine di Colui che solo ha parole di vita eterna e può, nella confusione delle idee e passioni che agitano la Società, ridare luce agli spiriti e pace alle masse. Le eterne verità (…) sono la migliore garanzia della perfetta modernità sociale del Cattolicesimo» (Cfr. «Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi», Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 180 segg.).

a cura di Carlo Di Pietro da Il Roma