Non c’è sorgente più inesausta di errori che l’abuso delle parole. Del prestigio delle parole se ne servono i perturbatori di ogni ordine, avendo sempre in bocca parole come Popolo, Progresso, Civiltà, Costituzione. Ma i vocaboli più nocivamente adottati furono e sono quelli dei liberali e dei socialisti: Libertà, Fratellanza, Uguaglianza. Vocaboli di dannata, massonica memoria. Concentriamoci criticamente sul Socialismo.

Il Socialismo promette di rendere l’uomo libero sciogliendolo dai vincoli sociali. A comprendere quanta fallacia e veleno si racchiudano in tale premessa, conviene rievocare alla mente la giusta idea di Libertà. La libertà, di cui è così dolce il nome e così raro l’uso, mentre l’abuso è così frequente, vuole che si adoperi in conformità al diritto naturale.

Ora essendo la natura dell’uomo ragionevole e perfettibile, allora egli segue la perfezione della libertà quando segue la ragione e, operando, si rende migliore. A ciò mirano le leggi sociali, tanto quelle che sono imposte dal Creatore, quanto quelle che sono prescritte dalle autorità da Lui derivate.

Dunque il Socialismo, sottraendo l’uomo da queste, annienta la libertà e sottopone l’uomo alla servitù degli istinti. Spostando, poi, questo concetto dal singolo individuo all’intera società, vediamo che il Socialismo, anche in quest’ultima, distrugge ogni idea di libertà, poiché ne assoggetta lo svolgimento al fato ineluttabile del progresso umanitario; perché, alla fin fine, incatena tutti gli individui sotto la tirannide dei pochi despoti che, dalla universale anarchia, sorgono a dominare. La storia su questo punto è in pieno accordo con la teoria.

Il Socialismo promette di far scomparire le disuguaglianze delle condizioni e delle fortune. Siffatta pretesa manca di base ragionevole e di possibilità pratica; quella varietà di differenze, difatti, non è effetto della violenza o del caso, ma disposizione provvidenziale che, per mezzo dei bisogni scambievoli, stringe i legami della società civile, come appunto dalle diversità e dal contrasto delle leggi cosmiche nasce l’armonia del mondo fisico. Pretendere di far scomparire le disuguaglianze di condizioni e fortune è una utopia contro natura.

Un sistema contrario, infatti, sarebbe impossibile, stante la disuguaglianza concreta di cui gli individui umani, astrattamente uguali, sono dotati. Onde la pretesa uguaglianza di condizioni e di fortune, dove pure si riuscisse a introdurre, non sussisterebbe che un solo istante e l’istante dopo, in forza della legge di natura, sparirebbe; per non parlare dell’ingiustizia che essa in sé svolgerebbe, remunerando in egual misura meriti e demeriti disparatissimi; e del danno che arrecherebbe alla società intera estinguendo ogni stimolo all’esercizio delle forze individuali.

I teorici del socialismo, ben conoscendo queste presse, si avvalgono di quelle fallaci promesse per illudere gli ingenui e per stabilire la propria dominazione. Sì, perché «tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri», scriverebbe Orwell.

L’unica verace uguaglianza che sia possibile agli uomini non è prodotta da altro che dalla religione di Gesù Cristo. Vera e prolifera uguaglianza, poiché armonica alla legge di natura, a meriti e demeriti, a premi e castighi, a diritti e doveri!

Infine, quanto alla fratellanza universale, essa - nell'ordine squisitamente naturale - non è altro che il risultato di due idee: la derivazione di un ceppo comune e l’unione di essi mediante relazioni di amore. Ciò definito, con quale faccia il Socialismo può vantarsi di promuovere la fratellanza, quando esso disdice o chiama in dubbio l’unità primigenia della specie umana ed insegna che l’amore di sé stessi è la sorgente di ogni moralità?

La sostanza è che i Socialisti per fratellanza umanitaria intendo una comunella di ladrocini e di sangue, con la quale intendono ammorbare il pianeta e diventare il flagello delle moltitudini. Il Socialismo, dunque, è il più crudele nemico della fratellanza; ed è anche, combattendo accanitamente Nostro Signore Gesù Cristo e la Sua Chiesa, mosso ad abbattere quel principio e quella fonte da cui la vera fratellanza unicamente nasce e prolifera.

a cura di CdP

Ispirato alla dissertazione del sig. D. G. Papardo, Acc. Relig. Catt., 21 di luglio 1853