+ Tu sei entrato nel gaudio del tuo Signore (Mt. 25, 21), o Bonaventura; quali debbono essere ora le tue delizie, poiché, secondo la regola che hai ricordata, «tanto più uno ama Dio quaggiù, tanto più lassù esulta in lui» (De perfectione vitae, ad Sorores, VIII). Se il grande Sant’Anselmo, dal quale attingevi quelle parole, aggiungeva che l’amore si misura dalla conoscenza, tu che fosti uno dei prìncipi della scienza sacra e insieme il Dottore dell’amore, mostraci che realmente ogni luce, nell’ordine della grazia e in quello della natura, non ha altro scopo che di condurre all’amore. Dottore Serafico, guidaci attraverso quella sublime ascesa di cui ogni riga delle tue opere ci manifesta i segreti, le sofferenze, le bellezze e i pericoli. Nel raggiungimento della divina sapienza, che nessuno percepisce senza estasi anche nei suoi più lontani riflessi, preservaci dall’illusione che ci farebbe ritenere come fine la soddisfazione trovata negli sparsi raggi discesi a noi per ricondurci dai confini del nulla fino ad essa. Infatti, quei raggi che per se stessi procedono dall’eterna bellezza, separati dal centro, distolti dal fine, non potrebbero essere altro che illusione, inganno, occasione di vana scienza o di falsi piaceri. Inoltre, più elevata è la scienza, più si avvicina a Dio in quanto oggetto di teoria speculativa, ma più si deve temere la deviazione; se essa distrae l’uomo nelle sue ascensioni verso la Sapienza posseduta e gustata per se stessa; se lo arresta alle sue sole attrattive, tu non esiti a paragonarla alla città seduttrice che soppianterebbe negli affetti del figlio di un re la nobilissima Sposa che lo attende (Illuminationes Eccl., II). E certo un simile affronto, che provenga dalla serva o dalla dama d’onore, è forse meno sanguinoso per un’augusta regina? Per questo tu dichiari che «pericoloso è il passaggio dalla scienza alla Sapienza, se non vi si pone in mezzo la santità». Aiutaci a superare il pericoloso passo; fa’ che ogni scienza non sia mai per noi se non un mezzo della santità per giungere a un più alto amore. Questo è appunto sempre il tuo pensiero nella luce di Dio, o Bonaventura. Se ve ne fosse bisogno, ne potremmo avere come prova le tue serafiche predilezioni manifestate più d’una volta ai tempi nostri per i luoghi in cui, a dispetto della febbre che spinge all’azione tutte le forze vive di questo secolo, la divina contemplazione continua ad essere ritenuta come la parte migliore, come il principale scopo e l’unico fine di ogni conoscenza. Degnati di continuare a porgere ai tuoi devoti fedeli una protezione che essi stimano nel suo giusto valore. Difendi come già un tempo nelle loro prerogative e nella loro vita, gli Ordini religiosi, più che mai sulla breccia ai giorni nostri. La famiglia francescana ti sia ancora grata di crescere in santità e in numero; benedici le iniziative prese in seno ad essa, con il plauso del mondo, per illustrare come meritano la tua storia e le tue opere. Per la terza volta e per sempre, se è finalmente possibile, riconduci l’Oriente all’unità e alla vita. Che tutta la Chiesa si riscaldi ai tuoi raggi; che il fuoco divino così validamente alimentato da te bruci nuovamente la terra. Così sia. +

[14 luglio, San Bonaventura, Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa (Bagnoregio, 1217/1221 ca – Lione, 15 luglio 1274). San Bonaventura dell’Ordine dei Minori, Cardinale e Vescovo di Albano, Confessore e Dottore della Chiesa, il quale passò al Signore nel giorno seguente. Dal Martirologio Romano. Preghiera di dom Prosper Guéranger].