• Il padre Isacco raccontò: «Quando ero giovane, vivevo con il padre Cronio, il quale, sebbene fosse vecchio e tremolante, non mi diede mai un lavoro da fare. Anzi, egli stesso si alzava per porgere la brocca a me e agli altri. E ho vissuto anche con il padre Teodoro di Ferme, e nemmeno questi mi ha mai detto di fare qualche cosa, ma si apparecchiava da sé la tavola, e mi diceva: - Fratello, se vuoi, mangia qui. Ma io gli dicevo: - Padre, sono venuto per esserti utile, e tu non mi dici mai di fare qualcosa? Ma poiché egli non rispondeva nulla, ne informai gli anziani, che vennero da lui e gli dissero: - Padre, un fratello è venuto ad abitare con tua santità per esserti di aiuto, e tu non gli dai mai niente da fare? L’anziano disse loro: - Sono forse il superiore di un cenobio, da dargli ordini? Finora non gli ho detto nulla, ma, se vuole, può fare anche lui ciò che vede fare da me. Da allora lo prevenni e facevo ciò che egli stava per compiere. Quando faceva qualcosa, lo faceva in silenzio; e questo mi insegnò a lavorare silenziosamente» (224cd).

• Un giorno vennero dall’abate Isacco per ordinarlo presbitero, ma egli, udito ciò, fuggì in Egitto, andò in campagna, e si nascose in mezzo al fieno. I padri che lo inseguivano, giunti in quel campo, si fermarono per riposarsi un po’, perché era notte, e sciolsero l’asino perché pascolasse. L’asino, allontanatosi, si fermò di fronte all’anziano. Quando, al mattino, andarono in cerca dell’asino, trovarono anche il padre Isacco e si meravigliarono. Volevano legarlo, ma egli lo impedì dicendo: «Non fuggo più; è volontà di Dio, e, dovunque fuggissi, mi imbatterei in essa» (224bc).

Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999. 

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