Insegna Papa Pio XII nel Radiomessaggio natalizio del 1942: «La ragione, illuminata dalla fede, assegna alle singole persone e particolari società nell’organizzazione sociale un posto fisso e nobile; e sa, per parlare solo del più importante, che tutta l’attività dello Stato, politica ed economica serve per l’attuazione duratura del bene comune; cioè, di quelle esterne condizioni, le quali sono necessarie all’insieme dei cittadini per lo sviluppo delle loro qualità e dei loro uffici, della loro vita materiale, intellettuale e religiosa, in quanto, da un lato, le forze e le energie della famiglia e di altri organismi, a cui spetta una naturale precedenza, non bastano, e, dall’altro, la volontà salvifica di Dio non abbia determinata nella Chiesa un’altra universale società a servizio della persona umana e dell’attuazione dei suoi fini religiosi».

Afferma sempre Papa Pacelli rivolgendosi al Patriziato romano (08.01.1947): «Questo bene comune, vale a dire l’attuazione di normali e stabili condizioni pubbliche, in modo che sia ai singoli che alle famiglie, col retto uso delle loro forze, riesca non difficile di condurre una vita, secondo la legge di Dio, degna, regolata, felice, è il fine e la norma dello Stato e dei suoi organi».

Papa Pio XI asserisce nella Mit brennender sorge (14.03.1937): «L’uomo, in quanto persona, possiede diritti dati da Dio, che devono essere tutelati da ogni attentato della comunità, che avesse per scopo di negarli, di abolirli e di impedirne l’esercizio. Disprezzando questa verità si perde di vista che il vero bene comune, in ultima analisi, viene determinato e conosciuto mediante la natura dell’uomo, con il suo armonico equilibrio fra diritto personale e legame sociale, come anche dal fine della società, determinato dalla stessa natura umana. La società è voluta dal Creatore come mezzo per il pieno sviluppo delle facoltà individuali e sociali di cui l’uomo ha a valersi, ora dando ora ricevendo per il bene suo e quello degli altri. Anche quei valori più universali e più alti che possono essere realizzati, non dall’individuo, ma solo dalla società, hanno per volontà del Creatore come ultimo scopo l’uomo e il suo sviluppo e perfezionamento naturale e soprannaturale. Chi si allontana da questo ordine scuote i pilastri su cui riposa la società, e ne pone in pericolo la tranquillità, la sicurezza, l’esistenza».

Papa Pio XII nella Summi pontificatus (20.10.1939) attesta: «La sovranità civile è stata voluta dal Creatore (come sapientemente insegna il Nostro grande Predecessore Leone XIII nell’Enciclica Immortale Dei), perché regolasse la vita sociale secondo le prescrizioni di un ordine immutabile nei suoi principii universali, rendesse più agevole alla persona umana, nell’ordine temporale, il conseguimento della perfezione fisica, intellettuale e morale e l’aiutasse a raggiungere il fine soprannaturale. È quindi nobile prerogativa e missione dello Stato il controllare, aiutare e ordinare le attività private e individuali della vita nazionale, per farle convergere armonicamente al bene comune, il quale non può essere determinato da concezioni arbitrarie, né ricevere la sua norma primariamente dalla prosperità materiale della società, ma piuttosto dallo sviluppo armonico e dalla perfezione naturale dell’uomo, a cui la società è destinata, quale mezzo, dal Creatore».

Ammonisce: «Considerare lo Stato come fine, a cui ogni cosa dovrebbe essere subordinata e indirizzata, non potrebbe che nuocere alla vera e durevole prosperità delle nazioni. E ciò avviene, sia che tale dominio illimitato venga attribuito allo Stato, quale mandatario della nazione, del popolo o anche di una classe sociale, sia che venga preteso dallo Stato, quale padrone assoluto, indipendentemente da qualsiasi mandato. Se lo Stato infatti a sé attribuisce ed ordina le iniziative private, queste, governate come sono da complesse e delicate norme interne, che garantiscono e assicurano il conseguimento dello scopo ad esse proprio, possono essere danneggiate, con svantaggio del pubblico bene, venendo avulse dall’ambiente loro naturale, cioè dalla responsabile attività privata».

Prosegue: «Anche la prima ed essenziale cellula della società, la famiglia, come il suo benessere e il suo accrescimento, correrebbe allora il pericolo di venir considerata esclusivamente sotto il profilo della potenza nazionale e si dimenticherebbe che l’uomo e la famiglia sono per natura anteriori allo Stato, e che il Creatore dette ad entrambi forze e diritti e assegnò una missione, rispondente ad indubbie esigenze naturali».

Lo stesso Pontefice Pio XII spiega ai rappresentanti del popolo polacco (28.07.1944): «In questo risiede il prezioso segreto della forza nazionale: un Potere che non ha di mira che il bene del Popolo e, reciprocamente, un Popolo unanimemente e confidentemente sottomesso ai suoi Capi, in vista del bene comune». Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 40 segg.).

Carlo Di Pietro da Il Roma