Il «Sionismo» è quel movimento politico destinato a procurare ai Giudei (per brevità = ordinariamente coloro che seguono il «Talmud», ndR) uno Stato nazionale, indipendente e riconosciuto. Si affermò al «Congresso Sionista di Basilea» (1897) nel quale Teodoro Herzl fece trionfare le idee esposte nel suo libro programmatico «Judenstaat» (1896). Già prima, le aspirazioni millenarie del popolo d’Israele a riavere la sua patria erano concretate, specialmente nell’Europa Orientale, in movimenti che promuovevano la cultura ebraica, la rinascita dell’ebraico come lingua nazionale e la colonizzazione della Palestina; ma tali piccoli tentativi non organizzati erano spesso utopistici.

Nel 1881 invece, sotto lo stimolo dei più sanguinosi «pogrom» (Russia meridionale), i movimenti si intensificarono e divennero più concreti. Gruppi di «Amanti di Sion» si costituirono in molte città per raccogliere mezzi e reclutare uomini per la colonizzazione della Palestina, dove furono fondate nel 1882 le prime colonie: è la fase della «Colonizzazione sporadica». (…)

Dopo un’intensa propaganda in tutto il mondo per infondere l’«ideale sionista» nelle masse, organizzare i futuri coloni, creare i principali strumenti per la ricostruzione, guadagnare le maggiori Potenze alla causa sionista, (Herzl) riunì a Basilea, il 29 agosto 1897, il primo «Congresso Sionista», cui parteciparono più di 200 delegati di ogni parte del mondo. Si fissò qui il «Programma di Basilea», fu fondata l’«Organizzazione sionista mondiale», con l’autorità suprema di un Congresso. (…)

Alla chiusura di questo Congresso, Herzl poté scrivere nel suo «Diario privato»: «A Basilea ho fondato lo Stato giudaico. Se oggi dicessi questo ad alta voce, mi risponderebbero scoppi di risa dappertutto. Di qui a 5 anni forse, in ogni caso di qui a 50 anni, ciascuno comprenderà». Allo scadere esatto dei 50 anni, nascerà lo «Stato d’Israele» e, l’anno seguente, la salma di Herzl entrerà in Palestina tra la venerazione del neonato «Stato d’Israele», che lo acclamerà «Padre della Patria».

Dopo il «Congresso di Basilea» si concentrarono nel movimento sionista tutti i movimenti similari, numerose organizzazioni e federazioni vennero fondate dappertutto. Herzl incontrò non poche difficoltà, anche presso i ricchi congeneri da cui sollecitava i mezzi finanziari, tanto che, vista la quasi impossibilità di ottenere la Palestina, dopo altri progetti, accettò la proposta del ministro delle Colonie inglesi Chamberlain che (gli) offriva l’Uganda. (…) Herzl morì nel 1904 (…) e nel 1907 il VII° Congresso propugnò, per iniziativa di Haim Weizmann, futuro primo «Presidente dello Stato d’Israele», il «Sionismo sintetico», che al programma politico di Herzl univa l’immediata colonizzazione pratica.

Con fondi messi a disposizione da ricchi finanzieri, come, per esempio, il barone Edmondo Rotschild, mediante collette annuali organizzate in tutto il mondo, si iniziò l’acquisto dei terreni in Palestina e la fondazione di «Colonie» nelle zone più fertili e strategicamente più importanti, in previsione dell’inevitabile reazione degli Arabi. Ondate successive di emigrati si riversarono in Palestina. (…) Dapprima l’immigrazione colonizzatrice fu disordinata e spesso diede scarsi risultati; nessun piano organizzato regolava l’immigrazione, nulla era preparato per accogliere i nuovi venuti che, per entrare, dovevano evadere una legge proibitiva della Turchia (1883) padrona della Palestina.

La prima guerra mondiale - (Enver, Talat e Cemal fuggono in Germania; l’Impero Ottomano perde la guerra; il popolo degli Armeni viene trucidato; la Turchia è di fatto smembrata, ndR) - segnò un decisivo progresso per il «Sionismo organizzato» e, il 2 novembre 1917, il ministro inglese degli Esteri Lord Balfour dichiarava in una lettera a Lionel Rotschild, presidente della «Federazione sionista inglese»: «Il Governo di sua Maestà vede con favore lo stabilirsi in Palestina di un “Focolare nazionale” (National Home) per il popolo giudaico e porrà in atto i suoi migliori sforzi per facilitare l’esecuzione di questo disegno».

Questa famosa «Dichiarazione Balfour» fu poi incorporata dalla «Società delle Nazioni» nel testo del «Mandato sulla Palestina» affidato alla Gran Bretagna (aprile 1922). Il l popolo giudaico, forte del diritto riconosciutogli, iniziò una «conquista invisibile» della Palestina, con successive immigrazioni sostenute da vari Comitati e dirette da un’organizzazione centrale, la «Jewish Agency», con le sue due branche: il «Corno della risurrezione di Israele» che provvedeva i terreni; e il «Corno della fondazione» che li distribuiva fra i coloni organizzati in forma di grandi Cooperative (…) molto somiglianti ai «kolkoz» sovietici.

Così, nel ventennio intercorso tra le due guerre mondiali, si ebbero le tre più importanti migrazioni delle cinque che conta tutto il «Movimento Sionista» dal 1882. Si frapposero difficoltà nel campo internazionale, ed in Palestina ripetute ostilità con gli Arabi, ma l’opera fu proseguita con tenacia. Venne acquistata a poco a poco la maggior parte dei terreni produttivi della Palestina. Prosegue la prossima settimana …

[Tratto da «Enciclopedia cattolica», Volume XI, Colonne 713-716, Vaticano, Imprimatur 1° agosto 1953].

a cura di Carlo Di Pietro da Il Roma