Teologia Politica n° 41. «Prego Dio di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno muoio cattolico»

Siamo quasi giunti a n° 50 articoli tematici dedicati alla Teologia politica (considerando anche gli articoli bis ed i non numerati), materia così vasta, vincolante e necessaria - atta a glorificare Dio con il buon governo dei popoli, alla salvezza delle anime ed alla felicità dei sudditi (cittadini) - che va certamente approfondita sugli idonei trattati, rigorosamente scritti prima del 1959. Dedicheremo tuttavia, per necessità editoriali, ancora pochi scritti a questo argomento per poi occuparci di altro.

Perché devo sostenere che conviene formarsi su volumi antecedenti il 1959? È giusto che spieghi ai lettori di ControSenso la mia precisazione e preoccupazione, sintetizzando, non senza difficoltà, il più possibile.

Pare che il cardinale Alfredo Ottaviani, all’epoca a capo dell’Inquisizione (Sant’Uffizio), fu convocato negli anni ‘50 da Papa Pio XII «per costituire una Commissione preparatoria per un eventuale prossimo Concilio ecumenico. Non per aprirsi al mondo, come fu poi deciso da Giovanni XXIII, ma, al contrario, per ridefinire [rimarcare, ndR] i vari punti della dottrina cristiana minacciati dalla Nouvelle Théologie» (cf. Ottaviani, un difensore della Chiesa, Rai Vaticano, A. Cannarozzo, 2011).  Della Nouvelle Théologie abbiamo già scritto in passato: i suoi principali esponenti furono Henri de Lubac, Pierre Teilhard de Chardin, Yves Congar, Hans Küng, Edward Schillebeeckx, Han Urs von Balthasar, Marie-Dominique Chenu, Karl Rahner , Louis Bouyer, Etienne Gilson, Daniélou, Joseph Ratzinger ed altri (cf. Dizionario delle eresie, Swannie, 2011). Morto Pio XII, dall’oblio e dalla gogna che si erano meritati, i nomi testé citati divennero improvvisamente esperti o periti “conciliari”.

La Nouvelle Théologie fu condannata solennemente da Papa Pio XII il 22 agosto 1950 con la Humani Generis. In precedenza questa “nuova filosofia”, la quale aveva assunto varie etichette, era stata già condannata: - gennaio 1928, Mortalium Animos, Pio XI; - novembre 1914, Ad Beatissimi Apostolorum, Benedetto XV; - settembre 1907, Pascendi Dominici gregis, san Pio X; - agosto 1879, Æterni Patris, Leone XIII; - dicembre 1864, Quanta cura, Pio IX; - agosto 1832, Mirari Vos, Gregorio XVI; etc … agosto 1794, Auctorem Fidei, Pio VI; etc …

Purtroppo Roncalli (Giovanni XXIII dal 4 novembre 1958), che, dopo essere stato punito dalla Santa Sede per le sue idee progressiste (cf. NichitaRoncalli, 1994, Bellegrandi), per anni si dimostrò uno scaltro silenzioso esponente di questa “Nuova Teologia”, morto Papa Pacelli, con grande entusiasmo convocò il Vaticano Secondo per le ragioni esattamente opposte a quelle del defunto Pio XII: aprirsi al mondo, quindi favorire la divulgazione degli errori mondani, già condannati dalla Chiesa, proprio della Nouvelle Théologie o neo-modernismo.

Nella sua Humanae Salutis (1961) Roncalli parlò addirittura di «nuova Pentecoste […] per l’umanità». In contro, il cardinale Ottaviani, oramai quasi totalmente cieco, scrisse nel suo diario: «[…] il Concilio [Vaticano Secondo, ndR] più che una nuova aurora per l’umanità, [è] una lunga notte per la Chiesa. […] Prego Dio di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno muoio cattolico».

Uno degli errori che tanto angustiava l’anziano Proprefètto dell’Inquisizione probabilmente era proprio il nuovo ed erroneo concetto politico/sociale di «dignità della persona umana» secondo la visione roncalliana, poi montiniana, divenuta infine “nuova dottrina” nel documento Dignitatis Humanæ dell’8 dicembre 1965. Sebbene alcuni esegeti (sic!) del Vaticano Secondo abbiano sempre negato il carattere dottrinale ai documenti che in quel consesso si pretese di promulgare, in favore di uno meramente pastorale, la realtà dimostra che non solo si pretese, con essi, di imporre “nuove dottrine”, ma che le stesse, ad oggi, vorrebbero essere la fede cattolica.

I cardinali Ottaviani e Bacci, in testa ad una folta schiera di Cattolici integrali, si mossero anche contro l’ostentata riforma liturgica (cf. Sacrosanctum Concilium del 4 dicembre 1963, che volle trasformare la Messa), usando queste parole: «[…] si vuol fare tabula rasa di tutta la teologia della Messa. In sostanza ci si avvicina alla teologia protestante che ha distrutto il sacrificio della Messa […]» (cf. Breve esame critico al Novus Ordo Missæ, mons. Michel Guérard des Lauriers).

Secondo Roncalli prima e Montini poi, anche la Messa doveva adeguarsi a questa nuova concezione politico/sociale di «dignità della persona umana» (cf. Dignitatis Humanæ dell’8 dicembre 1965) ed alle “nuove dottrine” sulla Chiesa di Cristo democratico/episcopale (cf. Lumen Gentium del 21 novembre del 1964), aperta al mondo (cf. Gaudium et spes dell’ 8 dicembre 1965),  ecumenico/pancristiana (cf. Unitatis Redintegratio del 21 novembre 1964), irenico/indifferentista (cf. Nostra ætate del 28 ottobre 1965), non più sola depositaria della verità rivelata (cf. Dei verbum del 18 novembre 1965), etc...

L’allora arcivescovo di Palermo, card. Ruffini, previde le conseguenze politico/sociali della dichiarazione Dignitatis Humanæ e disse: «Con il patto tra la Santa Sede e l’Italia firmato nel febbraio 1929 si stabilisce all’inizio che la religione cattolica, apostolica, romana è la religione di Stato e per di più unica […]» – elenca così una serie di vittorie della cristianità sul laicismo – «[…] Tutti questi aspetti, se la nostra dichiarazione fosse approvata come ci viene mostrata oggi, in forza della stessa dichiarazione, sarebbero facilmente impugnati dai nostri nemici, con una facile speranza di vittoria» (cf. Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, R. de Mattei, 2010, p. 459).

Così fu, anzi è accaduto di molto peggio. Prosegue …

Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata