Dal libro: «L’inferno è dogma o favola?» - Sottotitolo: Se esiste. Che cos’è. Come possiamo evitarlo, Mons. Gaston de Ségur. Certo è una buona, anzi ottima cosa avere fiducia nella misericordia senza misura, ma, alla luce della vera fede, la speranza non deve essere mai separata dal timore, e se la speranza deve sempre dominare il timore, questo avviene a condizione che il timore sussista come le fondamenta di una casa, che danno a tutto l’edificio forza e solidità. Così il timore della giustizia di Dio, la paura del peccato e dell’inferno devono allontanare dall’edificio spirituale della nostra salvezza ogni vana presunzione. Lo stessoDio che ha detto: «Mai rigetterò colui che viene a me», ha detto egualmente: «Preparate la vostra salvezza con timore e tremore». Bisogna santamente temere per avere il diritto di sperare santamente. In presenza degli abissi brucianti ed eterni dell’inferno, rientrate in voi stessi, mio caro lettore, ma per bene e seriamente. Come vi trovate ora? Siete nello stato di grazia? Non avete sulla coscienza qualche grave peccato per cui, se moriste improvvisamente, questo potrebbe compromettere la vostra eternità? In questo caso, credetemi, non esitate a pentirvi sinceramente, poi andate a confessarvi oggi stesso appena avete un momento disponibile. È necessario dirvi,che di fronte all’inferno, tutto passa in secondo ordine, ed è imperativo - sentitemi bene - assolutamente imperativo, assicurare la vostra salvezza. «A che serve all’uomo guadagnare il mondo, se poi perde la sua anima?». Ha detto a tutti noi il Giudice sovrano, e «cosa potrà dare in cambio della sua anima?». Non rimandate a domani quel che potete fare oggi! E poi … siete sicuri che ci sarà un domani per voi? Non bisogna giocarsi la proprie eternità con un “forse”. L’uomo in stato di peccato mortale che non pensa a riconciliarsi immediatamente con Dio con il pentimento e la confessione, è un folle che danza su un abisso, un triplice folle. «Io non comprendo - diceva il sommo San Tommaso d’Aquino - come un uomo in stato di peccato mortale sia capace di ridere e scherzare». Egli si espone con gaiezza di cuore a sperimentare a sue spese le profondità di questa parola spaventosa dell’Apostolo San Paolo: «È una cosa orribile cadere tra le mani del Diovivente».

Inferno