Comunicato numero 45. Riconoscere il modernismo religioso

Stimati Associati e gentili Lettori, accenniamo oggi al drammatico «Modernismo religioso», di cui già si è scritto in passato studiando dettagliatamente l’Enciclica «Humani Generis», del Sommo Pontefice Pio XII, contro la «Nouvelle Théologie». Perché tornare sull’argomento? Perché il nostro Bollettino, benché miserissima cosa, vuol essere informativo ma soprattutto formativo, attento alle questioni dell’ora presente, allorché un congruo numero di presunti “cattolici” dimostra di professare, purtroppo ma inequivocabilmente, non la fede cattolica, bensì la «falsa scienza dei modernisti».

Quali sono i loro capisaldi? I modernisti, in fin dei conti, accettano la conclusione degli increduli riguardo alla non conoscenza dell’al di là (agnosticismo); ma sostengono che i dati soggettivi e psicologici (immanenza vitale), a cui si arrestano gli increduli, bastino per ricostruire tutto l’edificio morale e religioso da essi demolito. Accettano l’«agnosticismo» con tutte le conseguenze che ne derivano contro l’«intellettualismo» scolastico; perché essi sono persuasi, affermandolo apertamente o dietro sofismi, rivelandolo oltremodo nelle prassi, che del soprannaturale non si possa dare nessuna dimostrazione, né in base ai miracoli ed alle profezie, che più non reggerebbero di fronte alla «critica storica», né in base ai fatti naturali, perché il «principio di causalità» non ci acconsentirebbe di uscire dal mondo «fenomenico». In questa breve ricostruzione molti non si riconosceranno e - potrebbe accadere - essi storceranno il naso. Tuttavia gli stessi sollazzano a gran voce: “tutte le religioni sono uguali, sono solo espressione delle varie tradizioni”, “i vari nomi delle divinità si riferiscono allo stesso Dio, ma secondo le usanze”, “vivo la religione secondo la mia esperienza personale, non per dogmi” e finalmente “ciò che importa presso Dio è quello che ognuno fa solo secondo la propria coscienza”. Cosa sono queste ribalde proteste se non delle palesi attestazioni di ultra modernismo? L’«ecumenismo», per esempio, è una delle principali espressioni di questo moderno sentire non cattolico: eterodosso nonché prossimo all’ateismo. Lo abbiamo imparato studiando minuziosamente l’Enciclica «Mortalium Animos» del Sommo Pontefice Pio XI. Secondo il modernista si devono, perciò, mettere in disparte le antiche basi della fede: «Le antiche basi della fede ci apparvero insanabilmente caduche», hanno scritto i modernisti nel loro Programma. Altri, più disonesti e sempre meno colti, oggi affermano che le antiche basi della fede dimostrerebbero le loro ragioni. Poveri ignoranti! Per loro la fede va dunque assisa su nuove basi, quelle dell’«immanenza».

Quali sarebbero queste nuove basi della fede secondo il modernista? Ed ecco in che modo. Dopo essersi chiuse tutte le vie che mettono al di là (agnosticismo), il modernista si raggomitola per così dire in sé stesso (immanenza vitale), e, tutto immerso nello inconoscibile che l’avvolge da ogni parte, sente nascere dal fondo del suo essere un arcano e misterioso sentimento in lui determinato dallo stesso inconoscibile. È il sentimento religioso, il sentimento del divino che lo porta a Dio non come a realtà conosciuta ma sentita. E questo sentimento, svolgendosi poi al di fuori, assumerebbe le più svariate forme, anche ridicole, anche assurde, e creerebbe tutte le religioni: che sono perciò - essi sostengono - tutte fattura dell’uomo, rispondenti ai gradi di cultura dei singoli popoli e svolgentesi progressivamente in essi.

La religione cristiana secondo il modernista. Cristo non avrebbe fatto altro che sollevare al suo massimo grado questo interno sentimento che costituirebbe la sostanza della religione e della Rivelazione. Sì, anche della Rivelazione: perché essa pure non sarebbe altro che questo sentimento religioso che si manifesterebbe alla coscienza, e le diverse tappe dell’evoluzione psicologica-morale religiosa attraverso i secoli, segnerebbero appunto i diversi periodi della Rivelazione divina. Non più «ispirazione», non più «inerranza», non più «Rivelazione di Dio», bensì «sentimento degli autori», «progresso», «evoluzione», «tradizioni varie». La Rivelazione - secondo loro - non ebbe perciò il suo compimento con Cristo e con gli Apostoli, ma continuerebbe attraverso i secoli: non sarebbe immutabile nel suo contenuto, ma si evolverebbe continuamente con la “civiltà” e col “progresso”. Cosa scaturisce da questa concezione della Rivelazione? Il relativismo dogmatico e morale, ovverosia la negazione degli attributi di Dio, della verità: dunque l’incredulità e la contraddizione.

La Chiesa ed i dogmi secondo il modernista. E come il bisogno di comunicare con altri la propria fede e professarla in comune farebbe nascere la società religiosa o chiesa, così le formule esterne entro le quali si racchiude la fede stessa farebbero nascere i dogmi, che avrebbero soltanto un contenuto pratico e morale, soggetto a continuo sviluppo, che renderebbe necessariamente variabile anche le formule esterne o dogmatiche. Ciò che resta sostanzialmente lo stesso (identico) sarebbe solo il germe o punto di partenza da cui, secondo loro, muove l’evoluzione religiosa, cioè il sentimento.

Il soprannaturale per il modernista. Che dire, allora, della divinità di Cristo, della divina ispirazione dei Libri santi, dei Sacramenti, di tutto il soprannaturale insomma? Tutto ciò che si stacca dalla realtà fenomenica e non può ridursi che al sentimento religioso, all’esperienza individuale o collettiva, sarebbe effetto della trasfigurazione, dello sfiguramento e del simbolismo operato dalla fede sulla realtà naturale. Ragione per cui una cosa può essere vera secondo la fede e falsa secondo la storia e viceversa, senza che per questo ci sia contraddizione fra scienza e fede, atteso il diverso ambito in cui funziona l’una e l’altra. Tale, in breve, la sostanza del «modernismo religioso» quale risulta dall’Enciclica di condanna «Pascendi Dominici gregis», di Papa san Pio X, e da tutta quell’ampia letteratura che ci hanno dato gli stessi modernisti.

Ciò che dobbiamo dimostrare contro gl’increduli e i modernisti. Fin qui abbiamo esposto quanto dicono gli increduli ed i falsi credenti intorno al fatto religioso. Abbiamo visto, cioè, a quale ed a quante ipotesi essi ricorrono per spiegare la genesi del fatto religioso, e più ancora, quali e quanti sforzi essi facciano per sopprimere ogni contenuto oggettivo ed ultra fenomenico all’idea religiosa. Abbiamo cercato di essere oggettivi ed imparziali sino allo scrupolo nel riferire il pensiero dei nostri avversari, e ce ne appelliamo a loro stessi. Ora però abbiamo noi pure il diritto e il dovere di esaminare i loro argomenti. Dalla rapida e sommaria esposizione che abbiamo fatto precedere, si rileva subito che due sono le questioni fondamentali che noi dobbiamo risolvere contro gl’increduli ed i falsi credenti: quella che riguarda la genesi od origine del fatto religioso, e quella che riguarda la natura o meglio il contenuto dello stesso fatto religioso. Siccome però gli errori degli increduli sulla genesi del fatto religioso sono già la conclusione del loro soggettivismo sul contenuto dell’idea religiosa, così noi crediamo più conveniente muovere da questa seconda questione onde aprirci più facilmente la via alla prima. Le principali proposizioni del nostro Comunicato numero 45 sono tratte da «Breve apologia per giovani studenti, contro gli increduli dei nostri giorni» del prof. Giuseppe Ballerini, Parte II, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, Imprimatur 1914, dalla pagina 30 a seguire.

(A cura di CdP)

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