Comunicato numero 93. Inizio del Ministero di Giovanni il Battista

Stimati Associati e gentili Sostenitori, l’Abate Giuseppe Ricciotti magistralmente ci introduce al Ministero di Giovanni il Battista, precursore di Gesù Cristo.

• § 175. Altri aiuti per circoscrivere il tempo della nascita di Gesù sono offerti dagli evangelisti in occasione dell’inizio della sua operosità, e qui abbiamo in primo luogo il testo classico di Luca (3, 1-2) che riguarda la comparsa in pubblico di Giovanni il Battista: «Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, governando Ponzio Pilato la Giudea, essendo tetrarca della Galilea Erode, e Filippo fratello di lui essendo tetrarca dell’Iturea e della regione Traconitide, e Lisania essendo tetrarca dell’Abilene, sotto il sommo sacerdote Anna e Caifa, la parola di Dio fu su Giovanni figlio di Zacharia nel deserto». Per poter fissare l’anno a cui qui si fa riferimento (Ricciotti scrive: si allude), la cronologia di quasi tutti questi personaggi è troppo ampia, come risulta da ciò che vedemmo di ciascuno di essi (Pilato, §§ 24-27; Erode, § 15, Filippo, § 19; Anna e Caifa, § 52): anche di Lisania, non ancora visto, sappiamo troppo poco, cioè unicamente che cessò di governare nell’anno 37. La sola data di Tiberio è qui ben precisa, ma purtroppo la precisione è più nella mente dello scrittore che in quella degli odierni lettori. Qual è l’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio? Poiché Augusto predecessore di Tiberio morì il 19 agosto dell’anno 767 di Roma (14 dopo Cr.), il primo anno di Tiberio sembrerebbe cadere dal detto giorno fino al 18 agosto del 768 (15 dopo Cr.), cosicché l’anno decimoquinto cadrebbe dal 19 agosto del 781 (28 dopo Cr.) fino al 18 agosto del 782 (29 dopo Cr.). Questo computo fu il più seguito nel passato dagli studiosi. Tuttavia recentemente si è fatto osservare che in Oriente vigeva l’uso di computare per un anno intero l’intervallo tra la morte del regnante predecessore e l’inizio dell’anno civile seguente, cosicché all’inizio del nuovo anno civile il successore già entrava nel secondo anno di regno; questo inizio presso i Romani era il principio di gennaio, presso i Giudei al principio del mese Tishri (ottobre) o più raramente del mese Nisan (marzo: inizio dell’anno religioso). Secondo tale computo il primo anno di Tiberio cadrebbe presso i Romani dal 19 agosto fino al 31 dicembre del 14 d. Cr., il secondo occuperebbe l’intero anno 15 d. Cr., e il decimoquinto occuperebbe l’intero anno 28 d. Cr.; presso i Giudei, invece, il primo anno cadrebbe dal 19 agosto fino al 30 settembre del 14 d. Cr. (ovvero fino alla vigilia del l° marzo del 15 d. Cr.), e il decimoquinto anno cadrebbe dal l° ottobre del 27 d. Cr. fino al 30 settembre del 28 d. Cr. (ovvero 1° marzo del 28 fino alla vigilia del 1° marzo del 29). Ma, quasicché questa incertezza non bastasse, si è sollevato un dubbio anche più radicale. Nominando l’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio, (San) Luca comincia veramente il suo computo dalla morte di Augusto? È da aver presente, infatti, che Augusto due anni prima della sua morte, cioè nell’anno 765 di Roma (12 d. Cr.), aveva eletto Tiberio suo compartecipe nel governo dell’Impero, cioé collega imperii, consors tribuniciæ potestatis (Tacito, Annal., I, 3) e più distintamente ut provincias cum Augusto communiter administraret simulque censum ageret (Svetonio, Tiber., 21). Questa correggenza, che dava a Tiberio nelle province la stessa potestà d’impero del vivente Augusto, ha fatto pensare che il provinciale Luca abbia computato l’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio partendo dalla data della correggenza di lui, non già da quella della morte d’Augusto; in tal caso l’anno decimoquinto cadrebbe nel 26 d. Cr. In favore di questa interpretazione sono state addotte alcune ragioni di analogia, ad esempio il caso di Tito che regnò poco più di 2 anni, eppure alla sua morte contava 11 anni di governo, da quando cioè suo padre Vespasiano lo aveva associato all’impero conferendogli la potestà tribunizia; ma, nonostante queste analogie, non sembra verosimile che il computo di Luca parta dalla correggenza di Tiberio. Nessuno scrittore antico e nessun documento archeologico pervenuto fino a noi segue questo computo, ed invece come inizio dell’impero di Tiberio è sempre supposta la sua successione ad Augusto.

• § 176. Dallo stesso Luca riceviamo altre due indicazioni cronologiche. La prima è che l’inizio del ministero di Giovanni il Battista precedette di poco tempo il battesimo di Gesù e l’inizio dell’operosità pubblica di costui, come si raccoglie sia dal confronto di Luca, 3, 1-2, con 3, 21, sia da Atti, 1, 22; 10, 37-38. La seconda è che, al tempo del suo battesimo, era Gesù, iniziando (il suo ministero), circa di trenta anni (Luca, 3, 23): aveva circa trent’anni, ndR. L’espressione circa di trenta anni è ricercatamente elastica, a causa del suo avverbio circa. Presso di noi oggi si potrebbe applicare anche con una differenza di due unità in più o in meno, perché è «circa di trenta anni» tanto un uomo di 32 quanto uno di 28. Presso i Giudei antichi questa elasticità non solo non poteva mancare ma vi sono vari indizi per ritenere che fosse anche maggiore; specialmente se si trattava di tollerare aggiunte, il numero-base poteva essere accresciuto anche di tre o quattro unità, rimanendo come generico indice minimo: nel caso nostro sarebbe stato «circa di trenta anni» anche un uomo sui 34. Ad ogni modo siffatta elasticità rende questa indicazione cronologica meno preziosa di quanto sembri a prima vista. Riassumendo le date di Luca abbiamo: 1) che Giovanni il Battista iniziò il suo ministero l’anno decimoquinto di Tiberio, cioè in un tempo che può cadere nel periodo dal 1° ottobre del 27 d. Cr. fino al 18 agosto del 29 d. Cr. a seconda delle varie interpretazioni (escludendo quella del 26 d. Cr.); 2) che poco dopo l’inizio di Giovanni, Gesù ricevette il battesimo e iniziò a sua volta la vita pubblica essendo sulla trentina, forse passata. Appare subito che queste indicazioni sono troppo vaghe, e non offrono una salda base ad un vero computo numerico. Un’indicazione assai importante è offerta incidentalmente dai Giudei che disputano con Gesù, e che riferendosi al Tempio di Gerusalemme esclamano: «In quarantasei anni fu costruito questo santuario, e tu in tre giorni lo farai sorgere?» (Giovanni, 2, 20). Nel contesto l’evangelista, da accurato cronologo, fa sapere che quando fu pronunziata questa frase era la Pasqua del primo anno della vita pubblica di Gesù (ivi, 2, 13.23). Poiché si può stabilire con sicurezza che Erode il Grande cominciò il rifacimento totale del Tempio nel 20-19 av. Cr., se scendiamo per 46 anni da questa data otteniamo l’anno 27-28 d. Cr., che sarebbe il primo della vita pubblica di Gesù. Si noti la corrispondenza abbastanza esatta tra questa indicazione e quella dell’anno decimoquinto di Tiberio. Supponendo che i Giudei parlino di 46 anni totalmente compiuti, questa data conferma più o meno tutte le varie interpretazioni che collocano l’anno decimoquinto di Tiberio tra il 1° ottobre del 27 d. Cr. ed il 18 agosto del 29 d. Cr. Nessuna indicazione positiva, invece, si può trarre dalle parole che molti mesi più tardi rivolsero i Giudei a Gesù: «Cinquanta anni ancora non hai, e hai visto Abramo?» (Giovanni, 8, 57), nonostante il fiducioso impiego che di queste parole fa Ireneo appellandosi anche alla tradizione (Adv. Hær., II, 22, 4-6; cf. § 182 dell’opera di Ricciotti). Usando il numero 50, i Giudei evidentemente qui vogliono abbondare riguardo alla vera età di Gesù, forse anche ricorrendo al numero tipico del giubileo ebraico: ma di quanto abbondassero non sappiamo, e dalle loro parole la vera età di Gesù ci resta ignota. Fine.

[L’opera utilizzata è la rigorosa «Vita di Gesù Cristo» dell’Abate Giuseppe Ricciotti, Imprimatur 1940, 7a Edizione, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941].

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Da «Vita di Gesù Cristo», Imprimatur 1940, Giuseppe Ricciotti (preghiamo l'Eterno riposo ...), 7a Edizione, 32° - 36° migliaio, Encomio solenne della Reale Accademia d’Italia, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941.