Comunicato numero 38. Come bisogna leggere la Sacra Scrittura

Stimati Associati e gentili Lettori, anche in questo numero del nostro settimanale  SC parleremo di «esegesi» e di Sacra Scrittura. Fino al Santo Natale resteremo su questa materia. Impareremo dei punti di dottrina fondamentali da credere e da tenere, per onorare Dio e guadagnare meriti presso di Lui (che si guadagnano in stato di grazia - cf. «Catechismo Maggiore» numeri 526 - 546), anche contrastando adeguatamente coloro che, «mostrando zelo per la Religione, mettendo avanti un [finto] modello di pietà, fanno passare le novità, preparano le riforme, fingono la rinascita della Chiesa. [...] E mentre vergognosamente si perdono nei loro pensieri, mettono insieme, tra loro, errori che sono stati [già] condannati dalla Chiesa» («Quo Graviora», Gregorio XVI). La scorsa settimana abbiamo introdotto, citando puntualmente molti santi punti di dottrina, il «principio di convergenza dei Padri». Possiamo riassumerlo utilizzando il «Decreto sull’edizione Vulgata della Bibbia e sul modo di interpretare la Sacra Scrittura», Concilio di Tento, in vol. «Denzinger», ed. 2009, numeri 1506 - 1508. Facciamo tesoro di queste parole, regnante è Papa Paolo III: «Lo stesso sacrosanto Sinodo [di Trento], considerando che non sarà di poca utilità per la Chiesa di Dio sapere chiaramente fra tutte le edizioni latine in circolazione quale è l’edizione autentica dei libri sacri, stabilisce e dichiara che l’antica edizione della Volgata, approvata dalla stessa Chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione e che nessuno, per nessuna ragione, può avere l’audacia o la presunzione di respingerla [cf. Denzinger, 3825]. Inoltre, per frenare certi spiriti indocili, stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio, nelle materie di fede e morale, che fanno parte del corpo della dottrina cristiana, deve osare distorcere la sacra Scrittura secondo il proprio modo di pensare, contrariamente al senso che ha dato e dà la santa madre Chiesa, alla quale compete giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle sacre Scritture; né deve andare contro l’unanime consenso dei Padri, anche se questo genere di interpretazioni non dovesse essere mai pubblicato. [...] Ma volendo, com’è giusto, imporre una norma su questo punto agli editori, [... il Concilio] stabilisce che, d’ora in poi l’antica edizione della Scrittura detta Volgata sia stampata secondo la versione più corretta; inoltre nessuno potrà stampare né far stampare libri di argomento sacro senza il nome dell’autore, né in futuro venderli o anche solo tenerli presso di sé, senza l’esame e l’approvazione preliminare dell’ordinario [...]». Ed ancora quanto chiaramente attesta la nostra «Professione di fede» stabilita da Papa Pio IV sulla base del Concilio di Trento: «Io N.… con fede sicura credo e professo tutto e singolarmente quanto è contenuto nel simbolo di fede di cui fa uso la santa romana Chiesa, cioè: [...] Fermissimamente ammetto ed accetto le tradizioni ecclesiastiche e le altre osservanze e costituzioni della stessa Chiesa. Ammetto pure la sacra Scrittura secondo l’interpretazione che ne ha dato e ne dà la santa madre Chiesa, alla quale compete giudicare del senso genuino e dell’interpretazione delle sacre Scritture, né mai l’intenderò e l’interpreterò se non secondo l’unanime consenso dei Padri [...]». Questa è la nostra fede a riguardo, tuttavia oggigiorno  le «guide cieche», di cui parla il Signore (cf. S. Mt. XV, 14), pullulanti ed imbastardite mai come prima, senza «uscire dalla cerchia della Chiesa» e «per poter cangiare a poco a poco la coscienza collettiva», essi, «i modernisti non esitano punto nell’affermare che quei libri [della sacra Volgata], e specialmente il Pentateuco ed i tre primi Vangeli, da una breve narrazione primitiva, son venuti man mano crescendo per aggiunte o interpolazioni, sia a maniera di interpretazioni o teologiche o allegoriche, sia a modo di transizioni che unissero fra sé le parti. A dir più breve e più chiaro vogliono che debba ammettersi la evoluzione vitale dei Libri sacri, nata dalla evoluzione della fede e ad essa corrispondente. [...] Così non pochi restano ingannati che forse, se meglio vedessero le cose, ne sarebbero inorriditi. Da questo prepotente imporsi dei fuorviati, da questo incauto assentimento di animi leggeri nasce poi un [...] corrompimento di atmosfera che tutto penetra e diffonde per tutto il contagio [...]» («Pascendi Dominici Gregis», san Pio X).

Il grande Cornelio Alapide nei suoi «Tesori», - Vangelo o Scrittura Sacra -, § 12, scrive: «Gesù Cristo ha aperto questo libro suggellato, quan­do, prima di salire al cielo, diede ai suoi Apostoli l’intelligenza delle Scritture (Luc. XXIV, 45). Li confermò in quest’intelligenza e l’accrebbe in loro quan­do mandò sopra di loro lo Spirito Santo. La Sacra Scrittura è un oceano senza fondo; sublimi, profondi, impenetrabili all’ingegno umano sono i suoi molteplici sensi; di ma­niera che sant’Agostino esclamava: Mirabile è la profondità delle vostre Scritture, o Signore; esse non si possono considerare senza timore: timore di rispetto e timore di amore. San Gerolamo attesta di se medesimo che fin da fan­ciullo non aveva mai cessato dal leggere e dal consultare i dotti, e non si era mai fidato ai suoi lumi. [...] Alla fine si era recato in Ales­sandria a trovare Didimo, perché lo illuminasse e gli sciogliesse tutte le difficoltà che trovava nelle Sacre Scritture. [...] Fra gli interpreti poi della Sacra Scrittura si devono preferire quelli che alla dottrina accoppiano la santità, perché, come dice san Gerolamo, la vita dei Santi è interpreta­zione vivente della Scrittura (Ep. ad Paulin.). L’esempio degli eretici ci sta dinanzi a mostrarci in quali scogli rompe e in quali errori precipita chi, non secondo l’interpretazione approvata dalla Chiesa, ma a proprio talento, si mette a studiare i Sacri Libri».

Fra le altre funeste attività, scopo dei modernisti, «fautori dell’errore [... che] si celano nello stesso seno della Chiesa» (cf. «Pascendi ...»), c’è anche quella di fornire e favorire falsa esegesi della Scrittura e mendaci studi biblici, spingendo così le anime al peccato mortale dietro pretesti di pastorale misericordiosa, di nuova esegesi, di pietà, di rinnovamento disciplinare ... (cf. «Quo Graviora», Gregorio XVI). Essi «si accingono [...] a umanizzare la Chiesa, umiliando palesemente la sua infallibile autorità e la divina volontà che la regge» (Ivi.).

Sconsigliamo vivamente ai nostri Associati e Lettori la lettura di tutte le cosiddette “bibbie” contemporanee. Esse  non mancano evidentemente di falsità sia nelle traduzioni che nelle note, intrise di relativismo, di storicismo, di fideismo, di naturalismo, di ecumenismo, dunque prodrome dell’ateismo. Consigliamo, invece, come utilissimo sussidio per salvarci l’anima, lo studio delle vecchie Bibbie (es. Ricciotti ed. Salani, Garofalo ed. Marietti, Sales ed. Tip. Pontificia, Tintori, ed. San Paolo). Le trovate agevolmente nelle inserzioni di vecchi libri su Ebay. Adesso possiamo leggere, meditare ed imparare quello che Roma ci insegna e ci comanda nella «Providentissimus Deus» di Papa Leone XIII.  Andiamo avanti ...

(A cura di CdP)

38grandesursumcorda