Comunicato numero 95. Data della morte di Gesù

Stimati Associati e gentili Sostenitori, vi ricordiamo di prendere visione del Rendiconto 2017 e di partecipare alle varie consultazioni on-line. Tutti i dettagli vi sono stati inviati tramite e-mail nelle scorse settimane. Oggi cercheremo, con l’aiuto dell’Abate Giuseppe Ricciotti - riposi in pace -, di individuare la data della morte di Nostro Signore. L’opera utilizzata è la rigorosa «Vita di Gesù Cristo» (Imprimatur 1940, 7a Edizione, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941), che si contrappone agli studi di falsa scienza sulla vita di Gesù che condussero e conducono i modernisti

• § 179. Tutti e quattro i Vangeli, concordemente ed esplicitamente, mettono la morte di Gesù in un venerdì (Matteo, 27, 62; Marco, 15, 42; Luca, 23, 54; Giovanni, 19, 31) e in occasione di una Pasqua. Da Giovanni poi sappiamo che questa Pasqua della morte era la terza della vita pubblica di Gesù. Ora, il mese Nisan in cui cadeva la Pasqua ebraica s’iniziava col novilunio, come gli altri mesi del calendario ebraico ch’era lunare, e la Pasqua, che si celebrava nel pomeriggio del 14 Nisan, coincideva col plenilunio di quel mese. Ecco dunque un bel campo aperto alle ricerche degli astronomi, per determinare quale anno dell’Era Volgare corrisponda meglio alle varie condizioni già esposte. La prima condizione è storica. Se Gesù ha iniziato la sua vita pubblica circa tra il l° ottobre del 27 d. Cr. e il 18 agosto del 29 (§ 175) e l’ha prolungata per due anni ed alcuni mesi, la sua morte non può essere anteriore all’anno 29. D’altra parte non può essere posteriore a un anno tale in cui Gesù avesse al massimo 37 anni; egli infatti era sulla trentina, forse anche passata, all’inizio della sua vita pubblica (§ 176), e questa durò circa due anni e mezzo: dunque, pur volendo essere molto abbondanti nel valutare il termine di «trentina», alla fine della sua vita pubblica Gesù non poteva avere un’età maggiore della suddetta (34 + 2 e mezzo = 36 e mezzo, in cifra abbondante 37). Ad ogni modo, nelle ricerche astronomiche, si potranno esaminare con maggiore ampiezza gli anni dal 28 fino al 34 d. Cr., fra i quali deve trovarsi quello della morte di Gesù. La seconda condizione è dettata dall’apparente dissidio, cui già accennammo (§ 163), fra i Sinottici e Giovanni circa il giorno della morte di Gesù, giacché essa secondo i primi sembra avvenuta il 15 Nisan, mentre secondo Giovanni il 14. Bisognerà dunque aver presenti ambedue questi giorni nei calcoli astronomici. L’ultima condizione è che il ricercato giorno della morte di Gesù cada in un venerdì, sia esso il 14 oppure il 15 Nisan. Accertando i calcoli dei più autorevoli astronomi moderni (omettiamo la lunga nota 1 a pagina 191), veniamo a sapere che: Nell’anno 28 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel martedì 30 marzo, e il 15 Nisan nel mercoledì 31; oppure, il 14 Nisan nel mercoledì 28 aprile o anche nel giovedì 29, e il 15 Nisan nel giovedì 29 o anche nel venerdì 30. Nell’anno 29 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel sabbato 19 marzo, e 15 Nisan nella domenica 20; oppure, il 14 Nisan nel lunedì 18 aprile, e il 15 Nisan nel martedì 19. Nell’anno 30 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel venerdì 7 aprile, e il 15 Nisan nel sabbato 8; oppure, il 14 Nisan nel sabbato 6 maggio, e il 15 Nisan nella domenica 7. Nell’anno 31 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel martedì 27 marzo, e il 15 Nisan nel mercoledì 28; oppure, il 14 Nisan nel mercoledì 25 aprile, e il 15 Nisan nel giovedì 26. Nell’anno 32 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel lunedì 14 aprile, e il 15 Nisan nel martedì 15; oppure, il 14 Nisan nel martedì 13 maggio, e il 15 Nisan nel mercoledì 14. Nell’anno 33 .d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel venerdì 3 aprile, e il 15 Nisan nel sabbato 4; oppure, il 14 Nisan nella domenica 3 maggio, e il 15 Nisan nel lunedì 4. Nell’anno 34 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel mercoledì 24 marzo, e il 15 Nisan nel giovedì 25; oppure il 14 Nisan nel giovedì 22 aprile, e il 15 Nisan nel venerdì 23. In forza della suaccennata condizione che il giorno della morte dev’essere un venerdì, si scarteranno senz’altro gli anni 29, 31 e 32, in cui né il 14 né il 15 Nisan caddero in un venerdì. L’anno 28, sebbene contenga la possibilità del venerdì 30 aprile (=15 Nisan), è da scartarsi perché cade prima del tempo che per le ragioni storiche già viste sembra ammissibile. L’anno 34, sebbene contenga la possibilità del venerdì 23 aprile (= 15 Nisan), è da scartarsi perché troppo tardivo. Se Gesù fosse morto in quest’anno avrebbe avuto da anni 38 e mezzo a 39 e mezzo essendo nato circa un biennio prima della morte di Erode (§ 173), e quindi all’inizio della sua vita pubblica avrebbe avuto da 36 anni a 37, che non sembra accordarsi con l’indicazione che egli era allora circa di trenta anni (§ 176). Inoltre se la vita pubblica cominciò al più tardi nel 29 d. Cr. e durò circa anni 2 e mezzo, la morte dovette avvenire prima del 34. L’anno 33 risponde molto bene alle condizioni astronomiche, ma contro di esso vi sono le stesse ragioni storiche rilevate contro l’anno 34; vi sarà bensì la differenza di un anno in meno per l’età di Gesù, tuttavia sembra ancora poco probabile che un uomo di 35-36 anni sia chiamato circa di trenta anni, ed è senz’altro meno verosimile che la vita pubblica si sia protratta dal 29 al 33 d. Cr. L’unico anno che rimane, cioè il 30 d. Cr., risponde anch’esso molto bene alle condizioni astronomiche, e di più si inquadra anche giustamente negli altri dati cronologici che abbiamo finora raccolti. Se Gesù è nato circa un biennio prima della morte di Erode, era veramente circa di trenta anni all’inizio della sua vita pubblica, giacché poteva contare allora da 32 a 33 anni; dopo 2 e mezzo di vita pubblica, egli contava da anni 34 e mezzo a 35 e mezzo; infine la sua morte cade in un venerdì.

• § 180. Tutto ciò è chiaro; ma bisogna lealmente aggiungere che non è altrettanto sicuro, e la mancanza di sicurezza deriva proprio dai calcoli astronomici, più che dai precedenti argomenti storici. I calcoli astronomici riportati qui sopra saranno esattissimi, ottenuti come sono da insigni scienziati dei nostri giorni; il male invece è che altrettanto non possiamo dire dei calcoli su cui i Giudei del tempo di Gesù fondavano il loro calendario. E in realtà pare certo che i Giudei di quel tempo non avessero ancora un calendario fisso, bensì stabilissero mediante l’osservazione diretta dei vari fenomeni le principali date; queste erano specialmente l’inizio dell’anno e dei mesi, e l’intercalazione di un giorno dopo certi mesi e di un mese dopo ogni terzo anno, per far corrispondere, bene o male, l’anno lunare all’anno solare. Le norme per fissare queste date son contenute specialmente nel trattato della Mishna intitolato Rosh hashānāh («capodanno»), e sono norme molto empiriche. Il fenomeno principale cui si badava era naturalmente il novilunio. Il caso più semplice e facile era quando la luna nuova si scorgeva subito da Gerusalemme stessa; e allora i sacerdoti addetti facevano accendere segnali luminosi in cima all’attiguo monte degli Olivi, per annunziare alle campagne circostanti e attraverso queste ai distretti più lontani che nel giorno seguente cominciava il nuovo mese. Ma spesso la luna nuova non si poteva scorgere subito da Gerusalemme, per ragioni climatiche o anche astronomiche; e allora si aspettavano messaggeri dai vari distretti che giungessero ad annunziare alle autorità della capitale d’aver scotto la luna nuova, essendosi ritrovati in condizioni di visibilità più favorevoli degli abitanti di Gerusalemme: questo messaggio della luna nuova era stimato così urgente, che dispensava anche dal riposo del sabbato per potersi recare immediatamente a Gerusalemme. Se non giungeva alcun messaggero, quel giorno d’aspettativa era computato col mese precedente come giorno aggiunto, e il nuovo mese cominciava col giorno seguente. Più arduo ancora era fissare il capodanno, che secondo il calendario religioso coincideva con l’inizio del mese Nisan: bisognava, infatti, ad ogni terzo anno aggiungere un tredicesimo mese per la ragione già vista. L’intercalazione del tredicesimo mese era regolata dall’osservazione empirica delle colture agricole, che dovevano aver raggiunto un certo grado di sviluppo: infatti per la Pasqua (14 Nisan) dovevano esser mature le prime spighe della nuova messe, perché in un giorno (16 Nisan) di quella festività si doveva offrire al Tempio un manipolo di spighe come primizia. È chiaro che, con coteste norme empiriche, il calendario effettivamente seguito poteva avere frequenti divergenze dalla realtà astronomica; tanto più che talvolta avvenivano anche frodi, testimoniate dal Talmud, da parte di chi annunziava di aver scorto la luna nuova e aveva interesse a dire il falso. Tornando pertanto ai surriferiti calcoli degli astronomi odierni, quello che può destare qualche serio dubbio di non corrispondere al calendario empirico dei Giudei antichi è il calcolo dell’anno 29 d. Cr., mentre quanto a ragioni storiche detto anno si trova circa nelle stesse condizioni favorevoli dell’anno 30. Se nell’anno 29 la segnalazione della luna nuova fu anticipata erroneamente d’un giorno, il 14 Nisan cadde nel venerdì 18 marzo e il 15 Nisan nel sabbato 19, e ciò si accorderebbe ottimamente con i dati evangelici della morte di Gesù.

• § 181. Con tanta elasticità di dati ed incertezza di computi non farà meraviglia di trovare la cronologia della vita di Gesù fissata nelle maniere più diverse dagli studiosi, anche in questi ultimi decenni. La nascita è posta, a seconda delle opinioni, in quasi tutti gli anni tra il 12 av. Cr. e il 1° d. Cr.: ma i preferiti sono gli anni tra il 7 e il 5 av. Cr. L’inizio del ministero di Giovanni il Battista, cioè l’anno decimoquinto di Tiberio, è posto da parecchi all’anno 26 d. Cr., ma più numerosi sono coloro che assegnano detto ministero nella sua massima parte all’anno 28, facendo tuttavia iniziare tale anno o il 1° ottobre del 27 o in un’altra delle date successive già segnalate (§ 175). In questo stesso anno sono comunemente collocati il battesimo di Gesù, posteriore di alcune settimane all’inizio di Giovanni, e l’inizio della vita pubblica di Gesù, posteriore di 40 giorni al suo battesimo. La durata della vita pubblica è stata giudicata di un solo anno da alcuni pochi studiosi (che con manifesta arbitrarietà sono costretti a correggere i testi di Giovanni, per sopprimere le precise testimonianze delle tre Pasque); gli altri studiosi stanno per la durata o di due anni e alcuni mesi, o di tre anni e alcuni mesi: gli imprecisati mesi in più del biennio o del triennio sono quelli che ricollegano il battesimo di Gesù con la prima Pasqua della sua vita pubblica. I partigiani del biennio sono più recenti ma alquanto meno numerosi dei partigiani del triennio. La morte di Gesù ha ricevuto anch’essa varie assegnazioni. Astraendo da alcune assegnazioni del tutto strampalate - ad esempio, quella di R. Eisler che la pone all’anno 21 d. Cr. - pochissimi sono gli studiosi che la pongono agli anni 28, 31, 32, 34; tutti gli altri stanno per uno degli anni 29, 30, 33. Numerosi sono tanto i partigiani dell’anno 29, col giorno della morte al venerdì 18 marzo (§ 179, cfr. 180 fine), quanto i partigiani dell’anno 33, col giorno della morte al venerdì 3 aprile; più numerosi ancora sono i partigiani dell’anno 30, col giorno della morte al venerdì 7 aprile. Quanto al giorno del calendario ebraico corrispondente al giorno della morte, i partigiani di tutti e tre gli anni si dividono nuovamente, preferendo o il 14 o il 15 Nisan (§ 536 segg.).

• § 182. Infine, si sarà notato che i precedenti risultati sono stati ottenuti esaminando i soli dati dei quattro Vangeli confrontati con i documenti profani, e trascurando del tutto la tradizione ecclesiastica. Non esiste, infatti, una «tradizione» nel vero senso della parola; esistono soltanto delle opinioni particolari ai vari scrittori antichi, le quali spesso sono manifestamente assurde, talvolta si contraddicono fra loro, non di rado sono affatto gratuite, e solo qualche rara volta sembrano riecheggiamenti di più antiche notizie autorevoli. Frequentissima è l’assegnazione della nascita di Gesù a qualcuno degli anni posteriori al 4 av. Cr. (morte di Erode), con manifesta assurdità. Varia è la durata concessa alla vita di Gesù: l’autorevole Ireneo, nel passo già accennato (§ 176), afferma che Gesù ha raggiunto addirittura i 50 anni di età. La vita pubblica è protratta ordinariamente da uno a tre anni (talvolta uno stesso scrittore segue opinioni diverse), non mancano però accenni anche a durate più lunghe. La data della morte è disseminata dall’anno 21 fino al 58 d. Cr. Una certa attenzione, tuttavia, si può prestare ad una voce che assegna la morte di Gesù all’anno in cui furono consoli L. Rubellio Gemino e C. Fufio Gemino, che fu il 782 di Roma e 29 d. Cr. Questa voce, che già si ritrova in Tertulliano (Adv. Judæos, 8) e forse anche in Ippolito (in Danielem, IV, 23, 3), è riecheggiata in seguito da molti altri documenti, i quali pongono la morte di Gesù sotto i «due Gemini»; non mancano tuttavia dissonanze anche a questa voce, e soprattutto essa è ignorata o esplicitamente contraddetta da tanti altri scrittori antichi che il suo valore è ridotto praticamente a quasi nulla. A guisa di riepilogo offriamo la seguente tabella, la cui giustificazione storica è contenuta nei paragrafi precedenti. Essi però mostrano chiaramente che non possiamo attribuire all’intera tabella un valore di certezza (salvo, negativamente, per alcune date escluse), bensì solo un valore di probabilità, che può essere maggiore o minore a seconda delle varie date.

• Tabella cronologica della vita di Gesù. Nascita di Gesù: sul finire dell’anno 748 di Roma, 6 av. Cr. Inizio del ministero di Giovanni il Battista: sui principii dell’anno 28 d. Cr. (o anche tra l’ottobre e il dicembre del 27). Battesimo e inizio della vita pubblica di Gesù: poco tempo dopo la data precedente; Gesù ha da 32 a 33 anni di età. Prima Pasqua della vita pubblica di Gesù: marzo-aprile dell’anno 28; età di Gesù, anni 32 e mezzo, 33 e mezzo. Seconda Pasqua: marzo-aprile del 29; età di Gesù, anni 33 e mezzo, 34 e mezzo. Terza Pasqua e morte di Gesù: 7 aprile dell’anno 30, il giorno 14 del mese Nisan; età di Gesù, anni 34 e mezzo, 35 e mezzo. Fine.

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Da «Vita di Gesù Cristo», Imprimatur 1940, Giuseppe Ricciotti (preghiamo l'Eterno riposo ...), 7a Edizione, 32° - 36° migliaio, Encomio solenne della Reale Accademia d’Italia, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941.