Stimati Associati e gentili Sostenitori, rispondiamo ad alcune obiezioni utilizzando il volumetto SOS «Brevi risposte a varie difficoltà», G. Monetti, imprimatur 1944.

Dicono gli avversarii: Come mai nella Bibbia agli ebrei era imposto, o almeno concesso, di odiare i nemici? Infatti nel Vangelo stesso si legge (Matt. V, 43): «Avete udito che fu detto: ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico». Rispondiamo: Osserviamo prima di tutto che il comando «Odia il tuo nemico» non si trova in nessun luogo della Scrittura. Che anzi, non solo nel Nuovo, ma anche nel Vecchio Testamento era già prescritto l’amore dei nemici. Così nel Levitico (XIX, 17) si legge: «Non odierai il tuo fratello nel tuo cuore... Non cercare la vendetta e non conservare memoria dell’ingiuria dei tuoi concittadini». E nel Deuteronomio (X, 19): «Amate Voi altresì i forestieri, perché anche voi foste forestieri nella terra di Egitto». Nel libro dei Proverbi: (XXV, 21-22): «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete dagli da bere». E nell’Ecclesiastico (XXVIII, 1-2)  «Chi fa vendetta, proverà la vendetta di Dio, che terrà minuto conto dei suoi peccati. Perdona l’ingiuria al tuo prossimo, e allora alla tua preghiera i tuoi peccati saranno rimessi». Da questi testi appare che dovevano amarsi anche i nemici, ma i rabbini, forse per il fatto che Dio, per impedire ogni contaminazione idolatrica, aveva voluto che il popolo eletto fosse segregato dagli altri, insegnavano che era lecito e fors’anche doveroso odiare i nemici della patria e della religione. I Farisei,estendendo questi principii, dicevano che doveva essere odiato anche ogni nemico personale. Gesù Cristo invece aggiunge: «Ed io dico a voi: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, affinché siate figli del vostro Padre, chè è nei cieli ». Sublimi consigli di eroismo, che non sono rimasti lettera morta per i discepoli di Gesù Cristo. Santo Stefano, la primizia dei martiri, sotto il turbine di pietre dei suoi lapidatori esclamava: «Signore, non imputare  loro questo peccato!».

— Replicano i nemici di Gesù: Presto detto: — «Amate i vostri nemici!» — Finché si dice di perdonare, compatire, chi ci ha fatto molto male, ed anche di pregare per lui, passi; ma dimenticarne i torti ed amarlo... Come può giungervi la nostra natura tanto sensibile? Rispondiamo. Certo, la nostra natura, lasciata a sé stessa, non può giungere facilmente a tanto: ma non si tratta di questo. Si tratta invece di amare i nostri nemici «corrispondendo» alla grazia che ce ne offre il Signore, e che non manca mai a chi la solleciti con la preghiera fatta come si deve. Però notiamo subito che non si tratta di un amore sensibile di spontanea simpatia; realmente un tale amore qui mancherebbe del suo naturale fondamento. Quando una persona ci ha procurato del male, quando un nemico della patria ha seminato attorno a noi delle rovine, non sono tenuto certo ad approvare le sue azioni, che anzi posso (e devo) giustamente riprovare e abominare. E posso anche desiderare la rovina di un nemico, se questa rovina mi libera da una persecuzione ingiusta, o se è causa di salvezza per molti infelici. Così posso desiderare che venga distrutta una squadra d’aeroplani, che vada a seminare la distruzione e la morte in mezzo ad una popolazione inerme. Ma tutto ciò non toglie che si possa amare la persona del nemico, considerando in lui un figlio di Dio come noi, un nostro fratello in Gesù Cristo, un’anima come noi destinata alla salvezza eterna. I nostri buoni e valorosi soldati, che in fondo al cuore portano radicato il sentimento cristiano, anche quando rimane nascosto, più d’una volta hanno provato come si possa combattere strenuamente il nemico, pur amando le persone. Più d’uno ricorderà l’episodio, riportato dai giornali, di quell’aviatore, che dopo aver fatto precipitare in mare un apparecchio nemico, non s’accanì contro l’avversano per finirlo, ma, sceso sull’acqua pur con proprio pericolo, raccolse il nemico portandolo in salvo alla base. E sappiamo di soldati che, in Africa, dopo un combattimento tra le sabbie ardenti, si privavano di un sorso della preziosa acqua, per cederlo a un ferito nemico. E sappiamo di numerosi altri che, dopo l’occupazione della Grecia, dividevano la loro pagnotta con la popolazione affamata...

Ma più aspri e dolorosi sono oggi gli odii tra concittadini, divisi da opinioni e passioni politiche. Qui, più che mai, per osservare il precetto dell’amore, è necessario ricorrere a motivi cristiani, sopratutto all’amore di quel Dio che vuole così, e considera come fatto a sé ciò che facciamo agli altri, e se ne ricorderà un giorno alla resa finale dei conti, ed anche prima: nei momenti del nostro bisogno.

Saremo noi stati larghi e generosi col prossimo? Anche Dio sarà largo con noi e non ci dirà di no alle ragionevoli nostre richieste. — Viceversa ci saremo malignamente impuntati nei nostri pretesi diritti trascurando «I diritti di Dio», che ci comanda l’amore dei nemici? Anche Dio insisterà rigorosamente sui diritti suoi: e, guai a noi, in tal giorno! Pensiamo che, se vorremo avere perfetta pace con Dio, ed entrare alla sua gloria celeste ed ai suoi gaudi, dovremo bene un giorno buttare a mare tutta questa greve zavorra di torve passionalità. Per farlo poi un giorno, con dispendio pari al colpevole ritardo, non è forse ben meglio farlo subito, con merito immenso, stroncando vigorosamente di un tratto la nostra lotta interna, e il tumulto di spinto che ne consegue? Anche a ciò, come in tanti altri casi, non ci vorrà molto, col divino aiuto. — Diciamo il nostro «sì» risoluto a quanto ci domanda il Signore; indi svaghiamoci in altro, per togliere alla passionalità quell’esca che agogna, e conservare tutta la bontà profumata di quel «sì», che sarà spesso eroico.

D’altronde, come insegna il Catechismo, Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra in Paradiso. A uno scriba che gli chiedeva quale fosse il primo comandamento, Gesù rispose che è quello che impone di amare Dio con tutto noi stessi (v. Mc. 12, 28-32). Vi è un solo Dio (Padre, Figliuolo e Spirito Santo) e perciò dobbiamo amare e servire Lui solo e amare le creature in quanto è volontà sua che le amiamo. Dobbiamo amare tutti gli uomini come fratelli, perché siamo tutti creature di Dio e figli degli stessi progenitori. L’essere figli di una sola Chiesa, che è cattolica, ci obbliga ad amare tutti gli uomini con lo stesso amore. Tuttavia ciò non significa approvare il male commesso da terzi o vivere da idioti: questo mai!

a cura di CdP