Comunicato numero 56.  Risuscitare con Gesù Cristo

Stimati Associati e gentili Sostenitori, noi leggiamo in sant’Ambrogio (Psal. 1): «Se risuscitiamo quaggiù in mezzo ai morti, risusciteremo altresì nel cielo. Se non siamo sulla terra membri disseccati, ma riceviamo la rugiada della parola divina e gli aiuti dello Spirito Santo, vivremo nell’eterno soggiorno».

Il giorno di Pasqua, un Angelo scese dal cielo, ed un terremoto scosse il sepolcro. Al fine di risorgere alla vita spirituale, ancora noi abbiamo bisogno dell’assistenza del cielo, vale a dire della grazia dello Spirito Santo. È d’uopo che il timore di Dio e la compunzione del cuore, simili ad un terremoto, scuotano in una certa maniera il peccatore. Le donne si domandavano con inquietudine chi sarebbe capace di sollevare l’enorme pietra che copriva la tomba. Nell’opera della risurrezione del peccatore, la più difficile impresa è altresì quella di rimuovere la pietra del sepolcro; questa pietra è l’accidia. Essa pesa, in alcuni casi, da molti anni sul cuore d’un gran numero di peccatori, e, come un grave coperchio di sepolcro, ne chiude l’ingresso in modo che neppure un raggio di luce celeste possa penetrarvi. E così, ridotta all’impossibilità d’udire alcuna parola d’incoraggiamento che la solleciti ad uscire di questo stato di morte, l’anima non s’avvede neppure più delle spaventose tenebre che l’avviluppano, e continua a rimanere assopita nel sonno della morte.

E che? I nostri cuori sarebbero ancora coperti da questa pietra sepolcrale? Passata la Pasqua, noi saremo ancora così indolenti come in precedenza? Sarebbe forse vero che, invece di risorgere, noi ci fossimo sempre più internati nella tomba per continuare il nostro sonno? Presso il sepolcro di Gesù v’erano delle guardie condottevi dai suoi nemici, le quali se ne pentirono dopo che il Cristo risuscitò. Ve ne sono altresì che vegliano al fianco della tomba del peccatore, che il nostro nemico capitale, Satana, ivi ha collocato; queste sono la superbia, e la figlia di lei, la falsa vergogna. Esse non permettono al peccatore di risorgere, ma lo persuadono di continuo a proseguire il sonno, assicurandolo che le sue colpe non sono che inezie. Questa falsa vergogna sovente chiude la bocca a più d’un peccatore, proprio come i nemici di Gesù tenevano custodito il suo sepolcro.

Sono ancora lì queste guardie? La superbia continua sempre a dirvi che i vostri peccati non sono se non “peccatucci”? E la vergogna riesce sempre a chiudervi la bocca, allorché si tratta della vostra confessione pasquale? Sciagurati voi, se questi satelliti di Satana v’assediano ancora, perché in tal caso non siete risuscitati! Allorché Gesù risuscitò, lasciò nel sepolcro i pannilini e i lacci in cui era avviluppato. Tale è lo stato dell’anima nostra. Spesso essa è involta da inclinazioni e desideri perversi, come da fasce che la tengono schiava. In tal caso accade a noi quello che accadde a Lazzaro al momento della sua risurrezione. Come lui, noi non possiamo uscire dal sepolcro dei nostri peccati, perché le nostre malvagie passioni e le tendenze sregolate ci stringono, come con catene, le quali, quando abbiam fatto qualche sforzo per ricuperare la nostra libertà ci fanno ben presto ricadere nel nostro antico sonno.

Franchiamoci dunque da questi impedimenti, rompiamo i vincoli che ci tengono legati al peccato, liberiamoci da ogni legame colpevole, da qualunque affetto sregolato: questo è assolutamente indispensabile, se vogliamo risorgere con Gesù Cristo. Dopo la Sua risurrezione, il corpo di Gesù fu un corpo glorioso e di abbagliante beltà. Per quanto disfatto e sfigurato fosse quando fu deposto nel sepolcro, risuscitò circondato da una luce e da una purezza meravigliosa. Simile sarà l’anima nostra dopo la risurrezione: poc’anzi orribilmente contraffatta dalle cicatrici del peccato, dovrà risplendere poi in tutta la luce dell’innocenza. Essa avrà per ornamenti le buone risoluzioni e le pie determinazioni, che debbono essere come i primi fiori, le primizie della nostra trasformazione alla vita della grazia. Se dubitiamo che un tal cambiamento siasi di già operato, consultiamo il nostro specchio, voglio dire la nostra coscienza: interroghiamola spesso. Quando le donne si recarono al sepolcro, gli Angeli dissero loro: «Voi cercate il vivo fra i morti; esso è risuscitato, e non è più qua». Voglia il cielo che possiamo far trasalire di gioia il nostro Angelo Custode, costringendo il demonio ad esclamare, allorché dopo la risurrezione verrà con la sua truppa, cioè i seduttori del secolo, a ricercarci nel sepolcro della perdizione: «Voi cercate i vivi fra i morti, i convertiti fra i peccatori; essi sono risuscitati, e non si trovano più qua» [Dal Prontuario del Predicatore, Houdry - Porra, Vol. IV, parte I, pag. 547 e seg., Imprimatur 1934].

Esempio. Nelle omelie di Haub, si narra che un giovane libertino, avendo incontrato dopo la Pasqua una persona con la quale aveva avuto delle colpevoli relazioni ma che si era convertita, parve stranamente sorpreso nel vedere come quella si portasse verso di lui e gli passasse accanto senza salutarlo, quasi che non l’avesse giammai conosciuto. Egli le si avvicinò e le disse: «Non mi riconosci dunque tu più? Io sono sempre quel medesimo di una volta» ; ma essa gli rispose: «è possibilissimo che voi siate ancora il medesimo di quello che eravate; per quel che mi riguarda, io non sono più la medesima che conoscete». [Nach Veit’s Homilienkranz].